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2012

Buon NAtale

domenica 23 dicembre 2012

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Buon Natale a tutti
ci vediamo dopo le feste.
 
Spero che nell'anno che viene Dio mi aiuti a fare volare i miei scritti, e che l'amore resti la forza che li ha generati, senza fare colare l'odio dalla mano alla penna per non diventare come chi mi ha fatto del male, senza ragione  e che Dio impedisca loro di servirsi del suo nome per fare altro male.
Che l'anno nuovo sia migliore per tutti, che in Italia tornino la serietà professionale, l'etica e l'onestà sia morale che intelettuale, senza le quali si va incontro solo alla rovina. Spero che l'anno prossimo sia migliore per tutti e l'Italia si rialzi dal fango in cui in troppi vogliono tenerla per sfruttarla e derubbarla ancora di più.
Un felice anno nuovo a tutti.


MALUS. L'inizio: Il racconto del giullare

venerdì 21 dicembre 2012

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Il racconto del giullare
Chi è costui, vi chiederete voi. Ecco, mi presento: sono un giullare e quanti mi conoscono, credo, siano pronti a giurare che sono pazzo. Folle, nel vano tentativo di sfidare la magia col solo ausi­lio dell’intelletto. Sognatore, perché credo nella grandezza dell’uomo. Male­detto, perché non affido le mie speranze a un raggio di Sole. Dannato, perché ho cercato di cancellare i colori dell’arcobaleno, lasciando solo il rosso del sangue. Il mio sangue sulle mie mani. Eppure, vi fu un tempo lontano in cui fui principe, figlio di grandi re, in se­guito impugnai la spada come bandito, ma le mie armi preferite furon e saranno le parole, messaggere della mia più intima essenza che è sempre stata un’anima di giullare.
Da questa collina verdeggiante vedo le foglie tremare al sottile respiro del vento e mi torna in mente soave il suono dei flauti, dei liuti, della mia amata arpa, spensierato sottofondo delle corti principesche, eppure ogni volta che vorrei d’abbandonarmi ai ricordi, irrompe il fragore scellerato dei campi di battaglia, lo sguardo spietato dei condottieri con i pugni insanguinati stretti sulle spade, ed è inutile negarlo, io ero tra loro.
 A quest’ora i fianchi della collina si tingono d’oro, e i tanti fiori che li ricoprono assumono tinte calde, madide di vita, sento il loro profumo abbracciarmi, quasi a volere diventare la mia linfa, ma non è che un’illusione… . Così, come se volessi rispondere ad un muto richiamo, ogni sera vengo a sedermi sotto questa quercia, rivolto a nord, col cuore proteso verso i confini settentrionali del nostro mondo, verso funesto Niflar, il Paese delle Nebbie, che divide la Terra degli Uomini, dei vivi, il Midgard, dal mondo dei morti, l’Hell. Guardo in lontananza sperando di potere vedere la bruma scivolare fina tra i boschi, venirmi incontro, cercando me, figlio del Paese delle Nebbie. Ballavo, cantavo, scherzavo, ma il mio cuore era dominato dalla nebbia, non c’era piacere umano che potesse dissolverla, allontanarla da me. Già perché all’epoca non volevo ammettere nemmeno questo: la mia natura elfica e non umana.
Alcune saghe evanescenti c’identificano con gli elfi neri, ma nelle notti d’inverno, quando la bruma arriva a sfiorare le cime scure degli abeti, il vento canta il nostro antico nome: eravamo i Nibelunghi, adesso siamo pochi errabondi senza terra e un passato che non è altro che una confusa leggenda nella stessa legenda.
Ed io, solitario principe di una stirpe maledetta, artefice della propria tragedia, detentrice di allettanti tesori che tante rovine generarono, cosa spero di potere intravedere nascosto dietro la nebbia? Un amore disperato, i miei crimini, la mia rabbia?
Forse vi sto raccontando questa storia, perché penso che sia giunto il momento di tornare indietro nella parte più buia del mio passato e confrontarmi con ciò che più temo: me stesso; riaprendo cicatrici che il tempo non può sigillare e il cuore non ha la forza di sfuggire. Sembrerebbe non avere senso, eppure solo così, forse, riuscirò a ritrovare la mia anima di giullare, persa nelle nebbie dell’odio, essa stessa tenue ombra, nebbia tra le nebbie, e potrò ascoltare ancora una volta quella poesia che qualcuno aveva scritto sulle sue pareti di nebbia.
Questa, però, non è soltanto la mia storia, io non sono che uno dei tanti che gli avvenimenti travolgono senza lasciarne traccia, e che nei canti dei bardi vengono ricordati in una sola drammatica strofa lunga un arpeggio, quanto basta per lasciare i bambini a bocca aperta, e inumidire gli occhi delle dame. Tempo addietro un vecchio mago e caro amico di nome Gilduin, ripensando a quanto accaduto, paragonò la nostra storia ad un’antica leggen­da, che narra di due principi che per via delle loro eccezionali gesta ricevettero dagli Dei l’immenso dono di potere esprimere un desiderio, entrambi chiesero l’eterna giovinezza e quindi l’im­mortalità.
Gli Dei, però, nella loro somma saggezza, reputando tale dono troppo grande per dei semplici mortali, posero una condizione e pretesero in cambio l’oggetto più prezioso che i principi avessero. Al più anziano chiesero la splendida spada Gramr, che gli aveva permesso di salvare le persone più care. Al più giovane, il fiore re­galatogli dall’amata al momento dell’addio, che egli stringeva ancora in mano.
Nessuno dei due principi consegnò agli Dei l’oggetto richiesto, probabilmente in quell’istante entrambi compresero la vanità del proprio desiderio, o forse il prezzo preteso dagli Dei era troppo alto, persino per l’immortalità. Fu così che lasciarono i sacri antri del Wal­halla per fare ritorno alle lontane dimore.
Dopo di loro, però, come nella nostra storia, si presentò agli Dei un giovane drago, di nome Penumbra, e offrì agli Dei la propria vita in cambio di un fiore… gli Dei sorrisero.

Alda Merini, Donna

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Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra.

Alda Merini

Questa è la copertina vincitrice

domenica 9 dicembre 2012

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ecco la vincitrice, sarà la copertina del nostro ebook, salvo ulteriori modifiche s'intende

La più gettonata

martedì 4 dicembre 2012

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Ci eravamo dimenticati della copertina più gettonata... al momento. Che ne pensate?
 
Il problema è che non sappiamo dove mettere il nome dell'autore senza rompere l'equilibrio figurativo. Pare che il nome dell'autore sia essenziale



copertina ebook di Malus

domenica 25 novembre 2012

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Ciao a tutti, GRANDE NOTIZIA tra poco uscirà il nostro ebook: MALUS, per questo abbiamo pensato di coinvolgervi nella scelta della copertina: Votate quella che vi piace di più, basta un mi piace o un commento.

Per facilitarvi il giudizio, un breve accenno alla trama:

Gli uomini sono entrati possesso di un’arma di distruzione di massa, i draghi decidono di intervenire inviando nel Midgard ( la Terra di Mezzo) il giovane drago Penumbra con l’incarico di recuperare l’arma entrata intanto in possesso di Malus il Principe della Notte e distruggerla. Niente però va come previsto.

Malus ha rapito Desirée, una scanzonata ragazza del nostro mondo, il cui sangue gli serve a riattivare l’arma, ma lei si rivela imprevedibile, tant’è che invece di spaventarsi decide di sedurre il bellissimo Malus. Ha inizio un intrigante gioco di parti, dove non si capisce chi è la preda e chi il predatore, se è l’inizio di un grande amore o di una tragedia. Penumbra intanto scopre che la minaccia non è costituita solo da Malus, bensì da un’ombra diabolica che si nasconde dietro l’arma, è l’inizio di uno scontro spietato senza esclusione di colpi in gioco non c’è più soltanto il destino della Terra di Mezzo, e il drago Penumbra non si ferma di fronte a niente … gioca sporco.

P.S. Le cover non sono del tutto finite, manca l’ultima mano, la vincitrice verrà ancora un po’ perfezionata.

Un grande grazie a tutti e per ultima o prima la mia preferita:
 
 
N.7


l'imagine di fondo è di
moonchild-ljilja

http://browse.deviantart.com/?q=free+backgrounds+fantasy#/d1m7zd3

Copertina ebook 6

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N.6
 
Dunque, de questa dovesse essere scelta sarebbe un attimino un problema, è un po' sbilenca ed andrebbe rifatta ex novo, e ho messo tanti di quei effetti nelle ali, che sarebbe difficile riprodurli. Però non è male.
 
Il Backgruond è di

 
Le fire wings sono di:
http://notpeople-stock.deviantart.com/art/Wings-of-Fire-Brushes-92416369
 



Copertina ebook 5

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N.5
 
per dare un po' di spazio al drago Penumbra che infin dei conti è il protagonista.


Copertina ebook 4

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N.4
Questa è un po' più style fantasy, mi sono piaciuti gli effetti sangue che c'entrano poco perchè nella prima parte c'è poco sangue, che invece scorre a fiumi nella seconda parte.

Background di
moonchild-ljilja

http://browse.deviantart.com/?q=free+backgrounds+fantasy#/d1m7zd3

Copertina Ebook 3

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N.3
 
Questa riprende il tema principale della notte e del castello di Nachtfels circondato dal mare oltre i confini della Terra di Mezzo.
 
il backgruond è di:
moonchild-ljilja

http://browse.deviantart.com/?q=free+backgrounds+fantasy#/d1m7zd3

Copertina ebook 2

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N.2
Un po' più sofisticata.


Copertina ebook 1

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N.1
 
questa è la versione più semplice.



Abbiamo una pagina facebook

sabato 10 novembre 2012

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Gentile Lettore e Viandate del web

abbiamo l'onore di presentare la nostra Pagina Facebook!

Dove potrai seguire tutte le nostre avventure e vicissitudini, non è ancora un granchè perchè nuovissima, ma vale la pena iscriversi.

Ti aspettiamo a braccia aperte

Un mostruoso abbraccio
Tuoi Mostriciattoli

Malus I. Penumbra, 3

lunedì 22 ottobre 2012

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«Tra le dieci e mezzanotte possono assumere sembianze umane per … non sono affari vostri. Insomma, non intendo rispondere altre domande su quest’argomento». Le sirene avrebbero dovuto costituire un ottimo deterrente, data la nefasta fama d’irresistibili seduttrici e forse la ragazza avrebbe desistito sapendo di dovere reggere la concorrenza delle sirene, invece sembrò sollevata.
«Meno male, avevo già temuto fossero le vampiresse, si dice così vero?» Malus ebbe un getto di bile e scattò seduto.
«Si può sapere come vi vengono in mente certe porcherie? Perché mai dovrei giacere con delle morte? ». Era decisamente fuori di sé, tanto da cogliere alla sprovvista Desirée, che un impeto di sincerità proruppe in una lunga e inattesa serie di scuse.
«Scusami, non ti volevo offendere, ma è che sei carino da morire, e non mi stupisce se le sirene con i loro piedini abituati solo all’acqua, si facciano non so quanti piani di scale di pietra per venire da te o che le vampire si facciano chissà quanti chilometri di volo per raggiungerti. È che hai quei grandi occhioni blu, quasi viola, le labbra rosa come le nuvole dell’aurora, quelle adorabili fossette là accanto, il nasino perfetto, quando sorridi sembra primavera, anche se tu non l’hai mai vista, credimi è molto bella, e quando ti arrabbi, come adesso, che sembra che nei tuoi occhi si celi chissà quale tempesta, sei di un sexy che non hai idea, e quei capelli folti e mossi che viene voglia di… » avvicinò le mani, non sapendosi trattenere dall’infilarci le dita, ma lui la fulminò con un’occhiata e continuò a tenerle gli occhi minacciosi fissi addosso, lei si fermò, ma gli era molto vicina, proseguì in un sussurro « Posso capire che facciano di tutto per stare solo pochi minuti accanto ad un’anima bella come la tua, quando sorridi ti illumini di una luce tale che avvicinarsi a te diventa come correre verso il Sole, cioè in questo caso alla Luna »
«La Luna è un satellite della Terra non ci si può arrivare a piedi» le rispose cinico, lei invece di arrabbiarsi scoppiò a ridere.
«Malus sei più dispettoso di una gazza », Malus minimizzò con una stretta di spalle, cercando di non ridere anche lui.

Ferie

mercoledì 11 luglio 2012

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Torniamo ad Agosto
buone Vacanze a tutti!

Donna, Shakespeare

giovedì 5 luglio 2012

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Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subìto, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l'ignoranza in cui l'avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: In piedi Signori, davanti a una Donna. W.Shakespeare

sorry

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non so se riuscite a leggerlo... ma



per non avervi creduto.

riflessioni: Piccolo Principe

mercoledì 4 luglio 2012

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"Ammirami" disse il vanitoso
"Ti ammiro" rispose il Piccolo Principe "ma tu che te ne fai?"
(Il Piccolo Principe)


Eppure conosco diverse persone di grande cultura che pur di essere ammirati sarebbero capaci di fare qualsiasi cosa, e distruggono le vite degli altri come se niente fosse, giusto per brillare un po' di più.
Da anni mi chiedo cosa se ne facciano? Quale immenso vuoto interiore ed intelettuale cerchino di colmare...
Forse si cerca l'ammirazione degli altri quando non si riesce a trovare la propria.

Riflessioni: Oriana Fallaci

martedì 26 giugno 2012

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Oggi in troppi pensano di potere sostituire la propria dignità con la posizione sociale
o la prepotenza del potere, e non si rendono conto di quanto siano ridicoli agli occhi di chi li guarda.
Di quanto grande possa essere la dignità di chi non ha potere o presenza sociale, ma solo se stesso ed il rispetto di se stesso e degli altri.


RIflessioni: Martin luther King

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agoravox - Il mistero di Archimede

venerdì 15 giugno 2012

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Ciao Gentile Lettore noi siamo molto contenti AGORAVOX ha pubblicato il nostro articolo sul mistero di Archimede.

http://www.agoravox.it/Il-mistero-di-Archimede.html

ciao a presto!!!

Il mistero di Archimede

domenica 3 giugno 2012

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Il “mistero di Archimede” non è uno di quei artifici dell’archeologia del mistero che vanno tanto di moda oggi, è qualcosa di più serio e intricato; non è nemmeno un fraintendimento moderno dell’antichità, lo troviamo, infatti, già descritto in Plutarco:
“In tutta la geometria antica non è dato incontrare argomenti più difficili e profondi di quelli affrontati da Archimede, espressi in termini più semplici e puri. Alcuni studiosi attribuiscono questo portento alle doti congenite dell’uomo; altri ritengono che il fatto che ogni suo principio sembri raggiunto senza lacuna fatica o difficoltà, è dovuto alla straordinaria elaborazione con cui la ricavò. Per quanto uno cerchi, non potrebbe arrivare mai da solo alle dimostrazioni ch’egli dà; eppure appena le ha apprese da lui, ha la sensazione che sarebbe riuscito egli pure a trovarle, tanto è liscia e rapida la strada per cui conduce a ciò che vuole dimostrare”(Plutarco, Vita Marcelli, 17).
Plutarco individua molto bene la situazione: una dimostrazione chiara, così come sono ben comprensibili e conosciuti i procedimenti applicati con estremo rigore scientifico, ciò nonostante non si riesce a capire come siano stati fatti, e questo fin dai primi teoremi come la Quadratura della parabola ( per inciso la prima somma di una serie infinita che ci sia pervenuta), per arrivare a quelli più complessi delle ultime opere quali la curva spirale o alcuni teoremi contenuti nel “Metodo meccanico”.
In passato, fu stata avanzata da più parti l’ipotesi che Archimede avesse fatto uso di procedimenti tenuti segreti o quanto meno non contenuti nelle poche opere superstiti. L’ipotesi è stata in parte confermata dal ritrovamento del “Metodo meccanico”, che ha colmato alcune lacune, ma non tutte, poiché il “Metodo meccanico” non sembra avere sempre fornito la scoperta, piuttosto sembra essere stato applicato ad ulteriore riprova di quanto ideato altrimenti, così in parte il mistero resta.
Leggendo Archimede effettivamente ci si rende conto che doveva esserci molto di più. Per dare l’idea delle perdite subite, basti pensare che nell’antichità Archimede era noto soprattutto come astronomo e l’unica opera archimedea che potrebbe essere ricondotta all’astronomia che ci è pervenuta, è l’Arenario.
E allora? Come è possibile che uno scienziato vissuto 2200 anni fa, abbia potuto scrivere dei capolavori scientifici senza che i suoi collegi di oggi e del recente passato riescano a capire come abbia fatto? Tanto più che le sue opere costituiscono il fondamento e la base di molte discipline scientifiche di oggi.

Indubbiamente la questione ha a che fare con il metodo scientifico, il ché dà la misura dell’importanza della questione, dato che quello che noi conosciamo come il metodo galileiano, altro non è che la versione un po’ approssimata  e meno rigorosa del metodo scientifico archimedeo, e che, inoltre, Leibniz quando non riuscì a difendere il metodo di calcolo infinitesimale e definire gli infinitesimali, affermò che si trattava solo di un diverso linguaggio matematico, il quale avrebbe in ogni momento potuto essere espresso col metodo archimedeo (il metodo di esaustione, la parte chiara dell’elaborazione archimedea)… furono proprio queste asserzioni che finirono col costituire il principale alibi per la sopravvivenza degli infinitesimali nell’analisi.
Dupoint commenta questo importante passaggio storico, dicendo giustamente“ Si vuole procedere più speditamente. Nasce un’analisi infinitesimale agile ma su basi fragili. La disinvoltura prende il posto del rigore (archimedeo). Gli indivisibili… sostituiscono il metodo di esaustione”.

Cambiarono le esigenze degli scienziati e di conseguenza l’approccio alla scienza stessa. Una diversa idea della scienza può portare anche a risultati e procedimenti diversi, questa è la soluzione suggerita dal fisico Salvatore Notarrigo, che nega l’esistenza di un mistero archimedeo, ricollocando Archimede all’interno dalla filosofia italica, nata con Pitagora e sviluppata oltre da Democrito, che a differenza di quella di matrice aristotelica, era contraria alla divisione della scienza in diverse discipline, ma la concepiva come unica, risultato della stessa deduzione logica, di conseguenza non vedeva niente di male nell’applicare ad esempio processi meccanici alla risoluzione di problemi geometrici, come faceva Archimede ed avevano fatto altri prima (ad es. Archita di Taranto, maestro di Eudosso) e dopo di lui  Eratostene di Cirene, per cui secondo Notarrigo le parti mancanti  dell’esposizione archimedea  che producono il cosiddetto “mistero” andrebbero cercate nelle discipline “sorelle” come la fisica e la meccanica.
L’osservazione di Notarrigo mi sembra essere supportata dalla critica rivolta da Eratostene, il destinatario del “Metodo meccanico”, ad Eudosso ed Archita, i quali pur avendo fatto uso di strumenti “meccanici” nello studio della quadratura del cubo, non erano stati capaci di fare il passo successivo adattandoli alla geometria, non solo, ma li rimprovera di non essere stati in grado d’inventare strumenti atti a calcolare le due medie proporzionali con le quali si sarebbe risolto il problema come aveva fatto lui, quindi il mancato uso di soluzioni e supporti che oggi chiameremo ingegneristici, in ambito alessandrino veniva visto come grave demerito, ma non un limite della disciplina scientifica, bensì personale.
Effettivamente, leggendo i testi dei matematici greci, fatta eccezione forse per Euclide, non sembra che siano stati influenzati più di tanto dalla filosofia platonica e aristotelica, che sembra avere condizionato soprattutto gli studiosi di storia della scienza, ma non gli scienziati contemporanei ai grandi filosofi, Archimede ad esempio non menziona né Euclide ( pur applicando i suoi teoremi), né Aristotele, non sappiamo se non lo conobbe o se non lo ritenne degno di menzione.
A mio avviso il “mistero di Archimede” è la sua serietà scientifica. Archimede riuscì ad ottenere risultati così straordinari, perché costruì i suoi procedimenti su basi il più possibile solide. La soluzione dei problemi geometrici non consiste in un unico procedimento analitico “lineare” come in uso oggi, non si tratta cioè una serie di comprovati passaggi conseguenti l’un l’altro lungo una linea di ragionamento, nell’ottica archimedea ciò non avrebbe avuto sufficiente rigore, non garantendo la certezza del risultato finale. Archimede si servì invece di una serie di singoli studi appartenenti a tutte le discipline scientifiche che gli potevano essere utili, anche se apparentemente senza relazione tra loro, che avevano la funzione di esplorare ed approfondire ogni minimo aspetto del problema sotto ogni possibile punto di vista, analizzando meticolosamente ogni singolo elemento e rapporto delle figure in questione, avvicinandosi al problema da più punti a piccoli e ben fondati passi, così da ottenere una rigorosa soluzione, che in genere nei suoi scritti sembra arrivare inaspettata e al tempo stesso perfetta; questo perché composta da molti piccoli passaggi (teoremi), e soluzioni secondarie non sempre espressamente menzionati nella dimostrazione finale, la quale in una sintesi geometrica trasforma ciò che in origine era una dimostrazione “globale” in “lineare”: una singola proposizione, dietro alla quale si nasconde un complesso intrico di proposizioni, assiomi e definizioni appartenenti a tutti i rami della scienza.
 Il mistero di Archimede in conclusione non è altro che uno straordinario metodo scientifico che noi oggi non riusciamo più a riprodurre, forse per riuscirci bisognerebbe tornare indietro e guardare alla scienza in modo diverso, dimenticando la frammentazione, il positivismo ed il relativismo. Gli ultimi due in modo particolare danno l’idea di avere rinunciato, senza una fondata motivazione, alla ricerca di procedimenti dimostrativi il più possibile affidabili e precisi, che era stato l’obiettivo principale della scienza e filosofia classica, forse dopo l’iniziate esaltazione della Ragione, ci si è resi conto di quanto sia difficile da gestire, dell’immane sforzo intellettuale che comporta e che, contrariamente a ciò che si è tentato di fare, non è facilmente asservibile, e adesso la Ragione è semplicemente scomoda e capire personaggi come Archimede diventa difficile.

Tra la molta letteratura sull’argomento, alcuni testi:

G.Cambiano, Alle origini della meccanica: Archimede ed Archita, Arachnion 2,1, maggio, 1996.
P.Dupoint, Appunti di storia dell’analisi infinitesimale, vol.I, Le origini, Torino, 1981, pp.236-38.
 M.Galuzzi, La lettura di Archimede nell’opera di Newton. in: Archimede mito, tradizione, scienza. Firenze 1992, pp.291-317.
E.Giusti. Immagini del continuo in:L’infinito di Leibniz. Problemi e terminologia. ( Simp.Int.Lessico Intelettuelale Europeo della Gotfried-Wilhelm-Leibniz Gesellschaft) (Roma 1989), Roma 1990, p.3-32
O.Neugebauer, The Exact Sciences in Antiquity, Princepton, 1952.
S.Notarrigo, Il Linguaggio Scientifico dei Presocratici analizzato con l’Ideografia di Peano. MondoTRE/ Quaderni, Siracusa, 1989.
S.Notarrigo, Archimede e la Fisica, in: Archimede, mito, tradizione e scienza, a cura di C.Dollo, Firenze 1992.
L.Russo, La rivoluzione dimenticata. Il pensiero scientifico greco e la scienza moderna, (2 ed.) Milano, 2003.

Citazioni, Einstein

venerdì 25 maggio 2012

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I grandi spiriti hanno sempre incontrato la violenta l'opposizione
dei mediocri, i quali non sanno capire l'uomo che non accetta
i pregiudizi ereditati, ma con onestà e oraggio usa la propria intelligenza
Albert Einstein 

Aggiungerei che hanno paura, che la Ragione provochi dei cambiamenti, che sanno di non sapere gestire, per gestire i grandi cambiamenti, serve infatti una grande intelligenza.

Poesie. Alda Merini, Albatros

venerdì 18 maggio 2012

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L'Albatros

Io ero un uccello
dal bianco ventre gentile,
qualcuno mi ha tagliato la gola
per riderci sopra,
non so.
Io ero un albatro grande
e volteggiavo sui mari.
Qualcuno ha fermato il mio viaggio,
senza nessuna carità di suono.
Ma anche distesa per terra
io canto ora per te
le mie canzoni d'amore.

La scienza di Galileo e Archimede

domenica 13 maggio 2012

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Gentile Lettore
abbiamo deciso di pubblicare anche altrove in nostri post sulla scienza, e per farlo abbiamo pensato che sarebbe stato carino reintrodurre il tutto con una spiegazione, pertento alcuni post che seguiranno saranno in qualche modo una riepilogazione di quanto già detto, ce ne scusiamo sentitamente, se vi stiamo tediando ditecelo, un grande abbraccio.

 
Per iniziare ho pensato di parlare del rapporto tra la scienza di Galileo e quella di Archimede, perché sono personaggi che non solo hanno posto le basi della scienza moderna, ma hanno anche determinato il nostro modo di intenderla. Se a qualcuno dovesse sembrare un argomento troppo indietro nel tempo, forse è il caso di fare notare che tra Archimede e Galileo intercorrono circa 1800 anni, eppure Galileo è stato giustamente definito il migliore allievo di Archimede, perché, dopo tanti secoli, scienziati, filosofi e studiosi, ha letto e capito quello che Archimede aveva scritto e fatto… anche se, come vedremo, in alcuni ambiti non è riuscito a raggiungere il maestro.
Archimede e Galileo sono stati due genî indiscussi della scienza mondiale esaminare il loro scritti, significa avvicinarsi indirettamente, un po’ passando per la porta sul retro, ai fondamenti della scienza, e alla determinazione delle sue regole e procedimenti dimostrativi.
Non voglio semplicemente raccontare cosa è accaduto all’epoca, per questo ci sono sufficienti e ottimi testi di storia della scienza, vorrei, se mi riesce, aiutare il lettore a sbirciare tra le pagine delle grandi menti del passato, cercare di capire come hanno fatto, cosa li ha fermati, e fino a dove sono riusciti ad arrivare, così come Galileo a letto Archimede, perché penso che dopo un approccio del genere ci si renda conto che entrambi non appartengono affatto a passato e che forse possono ancora avere un ruolo nel futuro e che il loro operato non si esaurisce con importanti teorie scientifiche.

Citazioni Woody Allen

domenica 6 maggio 2012

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Archimede, il Metodo meccanico e il Mistero

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Chiediamo venia ai gentili lettori per la lunga assenza, la vita è un tantino più complicata di quanto dovrebbe, inoltre forse dovremmo pianificare un po’ meglio i nostri post. A qualcuno qui è venuto in mente che prima di scendere nei particolari, bisognerebbe spiegare che cos’è il Metodo di Archimede ed in cosa consiste la sua particolarità.

Chiediamo umilmente venia:

Perché il Metodo meccanico di Archimede è così straordinario? Non è perché ci piace Archimede o per i livelli scientifici che raggiunge in quest’opera. È per l’idea stessa, che in effetti costituisce quasi un unicum in campo scientifico, e che per gli scienziati attuali abituati a una marcata frammentazione del sapere è praticamente impensabile.

Il metodo di Archimede è importante perché è un metodo dimostrativo alternativo alla dimostrazione matematica.

In un tempo in cui la matematica euclidea si stava imponendo su altre matematiche e si andavano definendo l’impianto assiomatico e la dimostrazione scientifica, Archimede inventa un metodo dimostrativo alternativo a quello matematico: raggiunge gli stessi risultati usando la fisica al posto della matematica. È come se uno dei grandi matematici di oggi presentasse al mondo accademico un metodo scientifico per risolvere i più importanti problemi matematici, che non è matematico, bensì  fisico! Ed utilizzasse questo metodo non in alternativa alle dimostrazioni matematiche, ma in aggiunta, quale ulteriore dimostrazione, due vie per raggiungere lo stesso risultato e avere la doppia certezza della correttezza di quest’ultimo. (Come si può vedere siamo ad anni luce di distanza dal relativismo scientifico, che, per chi scrive, rappresenta una chiara fase di declino del pensiero scientifico: la rinuncia ad applicare il rigore della dimostrazione scientifica, dovuta sempre più spesso all’incapacità di gestirla e alla cinica volontà di imporre se stessi all’interno di una scienza sempre più autoreferenziale, che ha paura del pensiero).

Così, per quelli che sono i problemi più importanti o difficili affrontati da Archimede, noi abbiamo spesso due dimostrazioni una matematica e una meccanica cioè fisica, a questo punto si potrebbe pensare “Fantastico siamo a cavallo!” e invece No, le cose si complicano… manca la scoperta. Noi abbiamo dimostrazioni di risultati già conosciuti ed è da 2200 anni che gli studiosi vorrebbero capire come ha fatto Archimede ad arrivarci, perché in molti casi i risultati non possono essere stati assolutamente intuiti, neanche dal più grande e geniale scienziato di tutti tempi. Questo tratto dell’opera archimedea è stato definito il Mistero di Archimede ed assilla studiosi e scienziati, anche perché capendo come ha fatto, lo si potrebbe imitare, invece gli scritti di Archimede sono concepiti in maniera tale che non ci si riesce.

La prossima volta ci occuperemo del Mistero di Archimede. Ciao a tutti.

1 maggio

martedì 1 maggio 2012

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MARTIN LUTHER KING
alle volte è il caso di ricordarsi delle parole dei grandi del nostro tempo.

1 Maggio

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Per il primo maggio, quest'anno piuttosto amaro, abbiamo deciso di proporre un nostro piccolo concerto con due brani d'effeto.
il primo è di Caparezza, giustamente un tantino arrabbiato:
http://www.youtube.com/watch?v=VygE_A7VN7Q

il secondo sembrerebbe più pacifico, ma a pensarci bene è peggio del primo è di Branduardi sulle parole di S.Filippo Neri ed è dedicata a quei poveracci dei miei nemici.
http://www.youtube.com/watch?v=VygE_A7VN7Q

Buon 1 maggio a tutti, nella speranza che il futuro lavorativo sia più roseo per tutti.

Malus I. Penumbra,2.

lunedì 16 aprile 2012

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Pur essendo sicuro, che l'ultima visione non fosse stata altro che il prodotto di un ritorno di febbre, il giorno suc­cessivo Malus stette in ansia, finché non udì bussare alla porta e vide entrare Desirée in abiti maschili con l’aspetto sbarazzino di sempre.
«Ciao Malus, ho appena battuto il capo delle guar­die, sono gran­de! Tu come stai a proposito», proclamò alle­gramente togliendosi i guanti laminati, ultima rimanenza dell’armatura.
«Meglio, grazie. Complimenti non è cosa facile sconfiggere il capo delle guardie», le rispose col solito tono superiore e distaccato, di pura formalità.
«Devo ammettere che mi hanno aiutato i piccoli mostri, non è facile combattere con due mostri che affondano le loro tre file di denti nei polpacci e un terzo che addenta le natiche. Si vede che stai meglio, ieri avevi davvero una brutta cera, mi ero preoccupata».
Malus non credeva che si fosse realmente preoccupata per lui, ma preferì sorvolare.
«Ho preso delle medicine», disse adagiandosi sui cuscini ma Desirée alzò incurante le spalle, venendo a sedersi sul letto.
«Sinceramente Malus, penso che ti sia preso una di quelle malat­tie, che con o senza medicinali passano in una settimana circa.». Malus preferì non controbattere per non dovere ammettere che aveva ragione.
«Spero non vogliate riprendere i vostri infantili tentativi di se­duzione. Comprendo bene che siete disperata, ma se avete pensato di trovare in me una facile preda per via della lunga solitudine, siete incorsa in un grave errore, non sono un povero sprovveduto senza esperienza », l'avvertì Malus, vedendo che si era nuovamente accomodata accanto a lui.
«Come sarebbe a dire: infantili, io credevo di essere una grande seduttrice» rifletté un attimo sulle parole di Malus e poi domandò.
«Intendi dire che non sei vergine?» Il Principe della Notte fu sorpreso dalla naturalezza della domanda, e un po’ scandalizzato dalla franchezza con cui era stata posta, sperando di non arrossire confermò «Esatto» la ragazza prese subito a guardarsi incuriosita intorno.
«Le sirene» prevenne la sua domanda.
«Ma non hai detto di non saper nuotare? » Malus sbuffò, era veramente esasperante, ma era anche la prima persona con cui vantarsi delle proprie avventure galanti.

Buona Pasqua

domenica 8 aprile 2012

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Buona Pasqua

a

TUTTI!!!

Riflessioni, Alda Merini

venerdì 23 marzo 2012

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La Gente quando non capisce, inventa.
Questo è pericoloso


Riflessioni politiche

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riflessioni

mercoledì 21 marzo 2012

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Galileo e l'infinito: la maestria di Archimede

giovedì 15 marzo 2012

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Gentili Lettori, riprendiamo col raccontarvi di come due giganti della scienza affrontarono uno degli argomenti più difficili della scienza stessa: l’infinito.
Le volte passate abbiamo visto come Galileo nello studio dell’infinito, pur avendo raggiunto risultati epocali, non si sia spinto oltre un certo punto, pare volesse scrivere un libro sull’infinito, ma non lo fece.
Galileo aveva superato il millenario ostacolo dell’infinito in atto, ideato da Aristotele, era riuscito a dimostrare che l’infinito più essere uguale ad una sua parte, risultati straordinari per i suoi tempi.
Ma… vediamo cosa aveva fatto nel III sec. a.C. Archimede. Per correttezza dobbiamo ammettere che noi oggi ne sappiamo di più, non perché oggi siamo più furbi di Galileo e capiamo di più, la mente umana è sempre la stessa, ma perché 1899 è stato ritrovato uno scritto archimedeo che si credeva perduto, come molti altri scritti dell’antichità ne conoscevamo l’esistenza (sapevano solo titolo), ma non avevamo l’opera. Si tratta del Metodo meccanico ad Eratostene. Quest’ultimo è colui che per primo calcolò l’asse terrestre, amico di Archimede.
In passato alcuni tra il più acuti matematici avevano intuito l’esistenza di procedimenti infinitesimali all’interno della matematica archimedea, perché traspaiono a tratti nelle altre opere superstiti, ma nessuno aveva potuto immaginare ciò che conteneva il Metodo meccanico.
Il codice contenente il Metodo di Archimede andò di nuovo perduto, come in un thriller, se ne persero le tracce. Nel 1998 il Palinsesto contenente il Metodo Meccanico di Archimede riappare improvvisamente, veduto all’asta da Christie’s e viene acquistato da un anonimo che permette nuovi studi sul testo con strumentazione d’avanguardia. Per inciso gli stranieri si stupiscono che lo Stato Italiano non si sia nemmeno presentato all’asta per uno dei massimi capolavori della scienza mondiale, il ché dice molto sui nostri governanti, non penso sia costato molto di più dei nostri cantanti o giornalisti televisivi strapagati.
Torniamo al palinsesto, era già stato pubblicato da Heiberg nel 1906, il quale però aveva eccessivamente integrato il testo superstite, in altre parole aveva molto professionalmente riscritto interi passaggi, il nostro autore, che è di natura molto distratta e non aveva fatto caso alle tante virgolette, se ne è accorto perché leggendo un teorema, gli è sembrato di averlo già letto, allora s’è degnato di guardare un po’ meglio e ha visto che di originale c’era una parola all’inizio della pagina e una in fondo, tutto il resto era stato aggiunto ripetendo parti di altri teoremi, cosa che Archimede non fa, non si ripete, quando usa gli stessi procedimenti già applicati, o lo dice espressamente o diventa estremamente conciso nella spiegazione. Il nostro autore ha avuto bisogno di un po’ per calmarsi.
È stata proprio una più accurata indagine sui resti di uno dei teoremi mal conservati a presentare la sorpresa: l’incredibile era contenuto nella proposizione 14, che vedremo la prossima volta

Ciao a Tutti

Citazioni Martin Luther King

mercoledì 14 marzo 2012

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Malus I. Penumbra, 1.

venerdì 9 marzo 2012

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Penumbra




Sfinito dalla malattia e bagnato di sudore, il Principe della Notte cadde in un profondo sonno, senza potersi accorgere dei temibili occhi rossi che lo fissavano da breve distanza. Le ore passavano lente come il movimento delle stelle sulla volta celeste.
Improvvisamente si svegliò col cuore pietrificato dalla paura, aveva di nuovo sognato Desirée, questa volta, però non era un bianco agnello sacrificale, vestiva interamente di rosso era bella come il peccato, lo fis­sava con occhi saturi d’odio. Le avrebbe voluto parlare, ma la sua immagine, madida di sensualità, era velata dalle fiamme, lontana e sorda, la vide muoversi nuda, sembrava danzare, sinuosa come le lingue di fuoco immateriale, per spegnersi improvvisamente nascosta dall’oscurità.

Una volta sveglio, si rese conto che non c’era niente di anomalo, era solo nella stanza, tutto era tranquillo, aveva solo sognato.



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In biblioteca una figura scura aveva trovato ciò che cercava: il libro, lo stava sfogliando al buio, lo richiuse, stringendolo tra le mani, vi alitò sopra ed il volume cadde in cenere al suolo, soffiò nuovamente e la cenere si confuse con la polvere dei libri. Con occhi di fuoco riprese a cercare… un altro libro, poche pagine, il silenzio.


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Galileo / Archimede, perché l’infinito.

giovedì 1 marzo 2012

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Abbiamo pensato che prima di proseguire con l’infinito archimedeo dove le cose si complicano, sia meglio spiegare il perché di tanta tensione intorno a quest’idea ed il motivo della sua importanza, o almeno ci vorremmo provare.
Pur essendo un concetto che si potrebbe sembrare astratto, l’infinito è molto importante da un punto di vista pratico: ci serve nella vita quotidiana.
L’infinito ha due direzioni nelle quali creare problemi agli studiosi: verso il macro, il grande, si arriva quindi alla questione dell’universo infinito, e verso il piccolo, che in matematica significa la divisibilità della retta (una grandezza, per usare la terminologia della matematica classica, dove una grandezza può essere qualsiasi elemento geometrico, in Archimede anche il tempo).
Come detto, non si tratta di vezzi accademici, o della curiosità di alcuni matematici dell’antichità, che non avendo niente di meglio da fare, si chiesero come dividere un segmento. La questione è ben più complessa, nacque con i pitagorici e si impose come grave necessità nel momento in cui si giunse alla razionalizzazione della geometria per cui alcuni matematici e filosofi come Parmenide, Zenone e Democrito cominciarono ad intendere le figure geometriche come composte da una quantità infinità di elementi, quindi non solo avevano bisogno dell’infinito per potere lavorare, ma di una matematica dell’infinito che permettesse di gestire i rapporti tra  figure geometriche, per questo motivo Eudosso e Archimede, che furono tra il risolutori del problema, vengono definiti i padri del calcolo infinitesimale.
Il difficile problema dell’infinita divisibilità della retta, noto anche come il Continuo, impegnò alcune delle più eccellenti menti matematiche della storia, trovò una soluzione definitiva, a tutt’oggi valida, nella cosiddetta teoria delle proporzioni, nota anche come assioma di Archimede, che nella sua versione eudossiana costituisce la base della moderna definizione di numero.
Facciamo una breve e molto sommaria escursione nella teoria delle proporzioni, così capiremo anche perché a Galileo interessava l’infinito.
La teoria delle proporzioni non raggiunge una conclusione unitaria, ma sfaccettata. Il nucleo originale, di cui l’assioma di Archimede  costituisce un ulteriore raffinamento, in base alla testimonianza dello stesso Archimede sembra doversi attribuire ad Eudosso di Cnido, allievo del pitagorico Archita di Taranto, ed afferma:
Date due grandezze disuguali non nulle, la minore sommata a se stessa un numero sufficiente di volte, finirà col superare la maggiore”,
Di maggiore successo fu la versione di Euclide più generale e quindi di facile applicazione, conservata in Elementi V.5, un capolavoro sia filosofico che logico/scientifico del pensiero Occidentale.
La teoria delle proporzioni nelle sue diverse sfaccettature e spesso usata nei teoremi archimedei ed è anche  alla base delle leggi sul moto uniforme, elaborate da Archimede nello studio sulle spirali, dove la stessa spirale è una curva che ruota sul proprio asse secondo un determinata proporzione estendendosi all’infinito. La prima proposizione delle Spirali afferma:
Se un punto si sposta con velocità uniforme su una linea e su questa linea si prendono due segmenti, i segmenti presi hanno tra loro lo stesso rapporto che i tempi impiegati dal punto per precorrerli”.
 Impossibile concepire o elaborare il moto senza una teoria che regoli il rapporto tra due o più grandezze (rette) e la loro divisibilità. Fu quindi la maturità raggiunta dalla matematica del suo tempo che permise ad Archimede di concepire uno studio così complesso come quello sulle spirali.
Similmente anche Galileo, si interessò alla teoria delle proporzioni per elaborare le leggi sul moto, solo che qui subentra, come ha notato Frajese, una piccola variante tra maestro e allievo, sembra infatti che Archimede, nel caso specifico delle leggi sul moto, abbia fatto ricorso non al suo assioma, bensì alla più antica versione eudossiana, mentre Galileo usa quella euclidea. Lo sforzo scientifico maggiore in questo caso fu però di Galileo, che essendo ancora legato a una concezione platonica della matematica, aveva difficoltà a comprendere a fondo la teoria delle proporzioni, ciò nonostante riuscì a sviluppare le leggi sul moto.
Con questo speriamo di essere riusciti a dare uno stralcio del perché lo studio sull’infinito è stato così importante nella storia dell’uomo, e del perché se noi oggi riusciamo a calcolare il movimento, il ché significa fare muovere gli oggetti e noi stessi, lo dobbiamo agli scienziati che più di 2500 anni fa, hanno gettato le basi della nostra scienza, e lo hanno fatto così bene che regge tutt’ora in modo mirabile; se non si arrivò prima ad ottenere i risultati che abbiamo oggi, è perché purtroppo ben presto comparvero filosofie come lo scetticismo che tolsero credibilità al procedimento scientifico, guerre e sete di potere fecero il resto. Il sapere umano nonostante tutto è un fiore estremamente delicato e labile, ancora oggi, nonostante internet.

riflessioni Woody Allen

venerdì 24 febbraio 2012

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Si vive una sola volta.
E qualcuno neppure una.

Woody Allen

Malus I. Il drago, 15

giovedì 23 febbraio 2012

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La malattia si stava rivelando più pericolosa di quanto avesse immaginato, oltre ad intontirlo, stava fiaccando la volontà, ormai sapeva che non doveva sottovalutarla, non poteva permettersi altre debolezze o cali d’attenzione, doveva assolutamente restare attento e lucido. Ordinò alle guardie di por­tagli i libri delle piante medi­che, aveva capito che cosa cercare. Con grandi sforzi riuscì a mescere una medicina che avrebbe dovuto aiutarlo a guarire il più presto possibile. Quello, come gli aveva fatto giustamente notare Desirée, era il momento meno adatto per stare male, non poteva permet­tere che un suo malessere rendesse vani gli sforzi di decine di generazioni.
Per fortuna dopo circa un'ora cominciarono a farsi sentire gli effetti benefici della pozione e finalmente si addormentò esausto, ma la febbre non era scesa di molto e seguitava ad essere pervaso da brividi. I sogni erano confusi, agitati, tormentati dalle fi­gure degli antenati spettrali, che si ergevano su di lui quali giudici implacabili, dai mostri creati da lui stesso e da Desirée. D'un tratto la vide dinanzi a sé con gli occhi sbar­rati, vitrei, il petto squarciato, da cui lui stesso aveva estratto il cuore, l’abito bianco imbevuto di sangue. Il cuore batteva ancora nelle sue mani. Con un gemito si svegliò, provava un dolore lancinante allo stomaco, era stato un crampo a trarlo dal sonno.
Si sedette sul letto cercando di riprendere coscienza di sé e di allonta­nare dalla mente l'incubo. Il bellissimo seno che aveva avuto così vicino palpitante: dilaniato… il cuore, aveva la nausea, il senso di vomito si fece più intenso.
« Sta tentando di intenerirmi, non mi farò ammaliare da un Rankarth, anche se è la più stupenda creatura di quella maledetta genia di sciacalli », disse tra sé strisciandosi indietro i capelli grondanti di sudore « Sto semplicemente delirando per via della febbre, con quel bacio voleva irretirmi, era una trappola. Solo la stupida trappola di una fanciulla disperata » si lasciò ricadere sul cuscino, sollevato per essere riuscito a svegliarsi, la ragione lo stava difendendo dagl’incubi, dominava le sue paure, lo riportava alla rassicurante realtà, tastò le lenzuola per sincerarsene, stringendole tra le mani si distese inspirando profondamente.
Il crampo che lo aveva strappato al sonno delirante, era passato, ma non l’agitazione che durò ancora qualche ora, finché lentamente le sue angosce scomparvero, persino il respiro tornò a essere regolare.

Riflessioni, amore

martedì 21 febbraio 2012

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Lo spreco della vita si trova nell'amore che non si è saputo dare,
nel potere che non si è saputo utilizzare,
nell'egoistica prudenza che ci ha impedito di rischiare e che,
evitandoci un dispiacere, ci ha fatto mancare la felicità.
O. Wilde

Riflessioni acqua e sangue

sabato 18 febbraio 2012

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Volevamo proporre una bella frase, che per contenuto potrebbe essere del nostro velenoso narratore, il giullare matto, che ce l'ha sempre col suo sangue sulle suel mani...
La citazione non è del nostro autore, ma è di grande effetto.

Preferirei avere del sangue sulle mani, piuttosto che dell'acqua come Ponzio Pilato.
Graham Green