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Malus,I. Il drago, 10

Malus,I. Il drago, 10

sabato 24 dicembre 2011

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Respirò profondamente, era assordata dal loro rombo minac­cio­so del mare, guardò il quadrante dell’orologio.
“ Per for­tuna per il momento va tutto bene, speriamo di riuscire a tenere a bada il principino “. Pensò prima di arrampicarsi scivolando sulla roccia resa sdrucciolevole dagli schizzi dei cavalloni. Finalmente riuscì a raggiungere la spianata di fronte aveva il castello di Tenebricus. Un nome appropriato al colosso scuro che si stagliava nel cielo notturno, circondato dal mare anch’esso nero, l’unico elemento chiaro erano i pochi fili di nebbia che aleggiavano sull’acqua. Certamente avrebbe incusso timore a chiunque fosse riuscito a vederlo, un maniero dalle forme massicce, eccessivamente sobrie, forse troppo slanciato verso l’alto, solo le ultime torri erano più eleganti, ma non mitigavano la forte impressione di minaccia che l’insieme esprimeva. Eppure a Desirée sembrò il trofeo di un’irresistibile sfida, quasi fosse una corona riservata al vincitore: Nachtfels.
In quella massa scura si vedevano brillare solo due piccole luci, una molto in alto nella torre a destra, aveva lasciato la luce accesa in camera, e l’altra un po’ più in basso, molto probabilmente indicava il luogo dove si trovava in quel momento Malus al lavoro, perché altrimenti era solito muoversi al buio.
Rientrò in camera, un po’ bagnata e completamente infreddolita, aprì l’armadio per sce­gliere quale dei bellissimi abiti indossare, ne tolse uno verde scuro scoprendo dietro uno dei mostri.
« Che ci fai qui ? »
« Terrorizzavo », le rispose tutto contento il mostro.
« Vai a terrorizzare i tuoi amici », gli intimò Desirée, rimet­tendo a posto il vestito impregnato dal fetore del mostro e prendendone un altro dal lato opposto dell’armadio, era di morbidissimi e leggeri veli di chiffon di seta, bastava un respiro per farli fluttuare.
« Che schifo, questo è l’unico che non puzza. Il rosa non mi dona, comunque, sempre meglio che fare puzza », disse tra sé accingendosi ad indossare l’abito, si guardò nello specchio frantumato, era un po’ dubbiosa, il corpetto come le piccole maniche a sbuffo non era foderato, sembrava un velo di seta increspato, sul seno era chiuso da un fiocco con un nastro leggermente più scuro.
« Sembra quasi stile impero, piuttosto trasparente », sorrise divertita « Meglio così, facciamo venire un po’ di bollori al principino », si voltò, il mostro era ancora lì.
« Non ti avevo detto d’andartene? »
« Ma, mi manda il padrone vuole vederti. Io sono 72, vuoi che faccio andare via la puzza dai tuoi vestiti? Te li profumo », disse strofi­nandosi con perfidia le mani.

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