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Malus I, La Vecchia Osteria, 5.

Malus I, La Vecchia Osteria, 5.

sabato 26 marzo 2011

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« Sarà solo un modo di dire, ma temo che tu ci sia anda­ta vicino », disse con un filo di voce Gaby cercando d’alzarsi, « Ho sentito dire, che ultimamente le sette di magia nera si servono dei computer per i loro sortilegi, forse qualcuno si è sbagliato e l’anima di qualche dannato è venuta a trovare noi, invece che la medium » ma la sua osservazione non piacque per niente a Sophie.
« Che scemenza, adesso ci sarebbero persino i fantasmi nel computer. Voi delle facoltà umanistiche vi fate sugge­stio­nare da ogni diceria. Piuttosto, se trovo l’idiota che ci ha fatto questo scherzetto, giuro che lo rovi­no per sette generazioni a venire ».
« Che fai Desirée, lo riaccendi? » domandò spaventata Gaby.
« Certo, altrimenti come scopriamo chi è stato a farci questo scherzo di merda? »
« Aspettate, ascoltatemi un attimo », insistette ancora tremante Gaby « Non è il caso di prendere l’accaduto troppo alla leggera, non dimen­ticatevi che il computer era spento, non si è trattato di uno scherzo, là dentro c' era davvero qualcosa e forse c’ è ancora ».
« Che cavolo vuoi che faccia altrimenti, devo fare esor­cizzare il com­puter? » le rispose scocciata Desirée, poi scotendo la testa aggiunse.
« Assurdo ».
« Dai! Ora va di nuovo », esclamò Sophie entusiasta.
« Voi state giocando col fuoco. Il computer era spento, non vi ba­sta?! »
« No! » le risposero in coro, intanto Desirée digitava nuovamente la strana pa­rola senza otte­nere alcuna reazione.
« Non succede più niente » notò quasi delusa So­phie, difatti, no­nostante i vari tentativi non apparve nulla sullo schermo, il computer assolveva alle sue usuali funzioni in modo ineccepibile. Desirée aprì e chiudesse velocemente una serie di file e finestre per controllare che fosse tutto a posto e lo era.
« No, non c’è più niente, non s’è mai visto un virus che va e viene. Se non altro, il cervellone sembra non avere subito danni. Forse è meglio che andiamo a mangiarci qualcosa e cerchiamo di capire cosa è successo » concluse Desirée spegnendo definitivamente il computer « Lasciamolo riposare un po’ ».
Scesero in soggiorno e si lasciarono cadere nelle poltrone fiaccate dallo spavento che stavano abilmente nascondendo a se stesse. Era preferibile discutere la questione davanti ad una ciocco­lata calda e qualche fetta di torta sfidando con indomito coraggio calorie, diete e demoni vari.
Sophie scelse il divano, che occupò interamente allungando le belle gambe, stava per lamentarsi della copertina di pelliccia spelacchiata poggiata sullo schienale, ma all’ultimo momento si rese conto che era Pirata, il gattone violento di Desirée, che dormiva imperturbato come sempre, per ogni evenienza preferì sistemarsi fuori dalla portata dei suoi artigli.
« C'è chi legge nel fondo di caffè », suggerì a mezza voce Gaby, guardando pensierosa nella propria tazza, Sophie sorseggiando la cioccolatta le fece garbatamente notare.
« Non mi sembra molto razionale ».
Desirée allungò le gambe sulla poltrona che le stava di fronte, spiegando. « Qualche giorno fa, sono venuti a trovarmi due colleghi per confrontare alcuni dati, ho dovuto lasciarli da soli per un certo tempo. Uno di loro ha la mania dell’elettronica, perciò non è da escludere che possano avere installato da qualche parte un semplice di­spositivo, capace di supplire per alcuni istanti alla man­canza d’ener­gia. In fin dei conti non si è trattato che di qualche secondo. Tra l’altro uno di loro non molto tempo fa è stato vittima di uno dei miei diabolici scherzetti ».
« Davvero? », chiese Gaby, evidentemente sollevata. Desirée annuì sorridendo, dal volto traspariva una grande stanchezza, le ore passate davanti al pc avevano lasciato il segno.
« A proposito, stavo quasi dimenticando di dirvi, che mi hanno invita­to ad un’altra di quelle feste molto eleganti che a voi non piacciono, chiedendomi di portare qualche amica, sono quasi tutti giovani manager, quindi mancano le donne », annunciò Sophie cambiando argomento.
« Sophie, sai che non è il tipo di società che ci piace, inoltre all’ultima festa del genere dove ti abbiamo accompa­gnata c’erano soltanto microscopiche schifezzuole molto chic da mangiare ed io sono rimasta letteralmente a digiuno, non ho molta simpatia per l’alta cucina », le rispose Gaby ancora offesa.
« Le tartine con gamberi e caviale non erano male, non trovate? » Obiettò Sophie cercando di salvare il prestigio della festa.
« Se non se le fosse mangiate tutte Desirée, forse ».
Desirée sorrise al ricordo e domandò.
« Ma davvero sembro cafona? ».
« No tesoro, si vede che hai ricevuto un’ottima educazione che per ragione di quotidiana comodità non applichi. In ogni modo non vi sembra di avere superato l’età in cui si va ai ricevimenti solo per mangiare? Ma che sta succedendo là fuori? »
« Finché non s’ingrassa, perché no? Credo che sia Falstaff, che sta nuovamente infasti­dendo il cagnetto della signora Fayette » spiegò Desirée sbadi­gliando.
« Come la odio! », sbottò Gaby, mentre si precipitava fuori verso i rumori sospetti.
« Lascia, forse lo ammazza » le gridò dietro Desirée, ma Gaby era già uscita. Desirée si strisciò stancamente indietro i capelli « Ho studiato troppo, penso che verrò, se non altro per fare qualcosa di diverso ».
Pirata decise finalmente di muoversi, saltò giù dal divano dirigendosi verso la porta, erano anni che dava la caccia a quel cocker, prima o poi l’avrebbe trovato solo.
« Com’è che il tuo gatto è sempre di pessimo umore, che gli fai? », osservò distrattamente Sophie vedendolo avviarsi verso la porta. Desirée rispose con un’alzata di spalla.
« Niente, è solo che vorrebbe comandare lui, ma nessuno gli dà retta, e questo lo manda in bestia e poi ha il suo Harem di otto gatte da difendere, tutte seccature » Sophie ridacchiò.
« Okay, allora passo a prenderti, » e con un sorriso aggiunse « Non mi soffiare gli uomini migliori però.» Ma Desirée sbuffò.
« Quelli non risvegliano il mio istinto di caccia ».
« Dai, che forse qualcuno decente c’è, se non altro non sono dei morti di fame e comunque anche se non lo vuoi ammettere tu ti diverti, è solo che non sono come li vorresti tu.  Ciao ». Desirée alzò le spalle, forse Sophie aveva ragione e mettendo le mani nei capelli brontolò.
« Dovrei anche andare dal parrucchiere, ma no, li lego così non si vede niente » e si lasciò sprofondare nella poltrona.
Dall’esterno intanto giungevano oltre all’abbaiare dei cani anche le voci delle rispettive padrone, sembrava pro­prio che Gaby stesse sfogando lo spavento sulla vecchia ed acida vicina di Desi­rée. Così, quando la lite terminò, la signora Fayette era più inve­lenita che mai, anche se probabilmente d’ora innanzi si sarebbe ben guardata dall’insultare gratuitamente la furia rossa, che prima di andarsene aveva sferrato un sonoro cal­cio al suo adorato cocker, proprio quando la bestiola tentava di morderla a tradimento. Pirata tornò indietro verso il divano, troppo trambusto per potere agire, la cosa lo mise di cattivo umore tanto per cambiare.

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