Vista con animo sereno la camera era accogliente, piccola e straripante di libri, che ricoprivano ogni superficie piana disponibile, fatta eccezione per una roccia sulla quale poggiava la sfera di cristallo.
Il Principe della Notte, indossava un lungo abito di seta blu scuro trapunto con piccoli zaffiri, sedeva ad uno scrittoio posto quasi di rimpetto alla porta, vedendola entrare si alzò per salutarla
« Buon giorno mia Signora. Spero abbiate dormito bene e vi siate ripresa dallo spavento ».
« Sì, grazie » rispose Desirée chinando il capo timidamente. « Sono venuta per ringraziarti per quanto hai fatto per me ieri sera. Ti devo la vita...». Glaciale come al solito il Principe della Notte non rispose immediatamente, solo dopo un po’ disse.
« Non dovete ringraziarmi, sapete benissimo che non l' ho fatto per il vostro bene. Piuttosto sono io a dovervi chiedere umilmente perdono per non avervi accolto fin dall'inizio nel modo dovuto ed avervi esposto alla famelicità dei mostri. Il mio è stato un comportamento poco nobile che non trova giustificazione alcuna. Non potrei disprezzare i vostri antenati per avermi condannato prima ancora che nascessi, se io stesso agissi in modo simile nei vostri confronti ».
« Io non ti avrei mai condannato, sei tanto carino », rispose lei con fare accentuatamente imbarazzato e civettuolo guardandolo con grandi occhi chiari e sbattendo le lunghe ciglia, ma quest’ultima osservazione non piacque molto al Principe della Notte che, infastidito dai modi leziosi, le volse seccato le spalle, ripensando all’odio che lo aveva pervaso la notte prima, avrebbe dovuto allontanarla, ma la lunga solitudine aveva raggiunto un peso insopportabile, faceva persino fatica ad articolare le parole, non avendo mai parlato ad alta voce con alcuno, l’unica cosa che aveva pronunciato erano formule magiche, e quando lei parlava troppo velocemente aveva qualche difficoltà a capirla prontamente. Pur essendo un nemico, era qualcuno con cui parlare, non avrebbe ricevuto risposte scontate come dagli Alp; inoltre il pensiero che lo inquietava maggiormente era che una volta fuggito da Tenebricus avrebbe dovuto confrontarsi con gli altri regnanti e condottieri anche verbalmente, pertanto decise di intrattenersi con lei, tanto più che aveva letto che parlare con le donne è più difficile essendo prive di ogni logica e buon senso, quindi era un buon allenamento, così rispose secco.
« Vi ringrazio per il complimento, un po’ scontato, ma indice di cortesia » Si rimise a sedere riprendendo a scrivere. Forse fu uno sbaglio, poiché, se non l'avesse fatto, si sarebbe accorto che Desirée aveva uno sguardo particolare.
« Di cosa parlavate con i mostri? » Domandò distrattamente tanto per fare conversazione.
« Di un antico dilemma », rispose con non curanza Desirée, intanto studiava le spalle di Malus, pensando “ Larghe, possenti, peccato che sia un po' magro, ma gli dona, se ci fosse Sophie sarebbe una sfida fantastica” poi scotendosi dai suoi pensieri, aggiunse.
« Essere o non essere, questo è il problema ».
« E perché? » domandò Malus voltandosi ed appoggiandosi allo schienale della sedia per poterla osservare più comodamente.
« Come sarebbe a dire, perché? »
« Sì, perché? Posso farvi notare mia Signora, che dato che voi siete viva, se ne può logicamente desumere che esistiate di già, quindi la vostra domanda è del tutto superflua ».
Desirée mormorò « Questo posto comincia ad assumere tratti di paranoia. Credevo non esistessero maghi scettici, a meno che... » Il Principe della Notte sembrò risentirsi.
« State per caso insinuando, che non ho ben capito quello che avete appena detto? » Questo non gli piaceva.
« Esattamente », rispose Desirée sorridendo spavaldamente a Malus, il quale adesso la guardava con fin troppa attenzione, rispondendole altero.
« Signora, vi prego, questi sono dubbi che riguardano il comune volgo ed in quanto tali non mi tangono. Un intelletto veramente superiore è capace d’abbracciare col pensiero tutto il tempo e tutta la sostanza. Spero che questa risposta vi soddisfi maggiormente, perché non ho alcuna intenzione di dilungarmi in ulteriori e superflui deliri mentali ».
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