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Malus, I. Lo scoccare delle ore, 5.

Malus, I. Lo scoccare delle ore, 5.

sabato 25 giugno 2011

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« Se non vuoi rispondere alla mia domanda basta dirlo. Oltre ad essere maligno, sei anche associale ».
« Sono dolente di dovervi nuovamente contraddire. Terrei, infatti, a rilevare che in fatto di malvagità i vostri ante­nati hanno di gran lunga superato i miei, inoltre non mi potete tacciare d’asocialità, quando mi distanzio semplicemente dal volgo, facendo la parola "associale" evidente riferimento ad una persona che vive al di fuori della società, incapace di integrarsi, invece io, rappre­sentan­done l’apice, ne sono perfettamente integrato, nel senso più puro dell’ari­stocrazia, intesa come il comando dei migliori, o dalle vostre parti preferite affidare la guida della società ai peggiori », sorrise pienamente sod­disfatto, vedendo che, so­prattutto l’ultima parte del suo discorso, non era piaciuta af­fatto alla sua ospite e che se l’era cavata abbastanza bene nella disputa verbale.
« Mai sentito parlare di democrazia, vero? ».
« No, ma già il nome non promette niente di buono »
« Tanto per cominciare Amleto era un principe ».
Malus la guardò sinceramente stupito.
« Scioccante e per quale motivo faceva di questi discorsi estraniati? » Il modo di ragionare di Malus sfuggi­va a quanto Desirée aveva conosciuto fino ad allora, probabilmente era dovuto alla lunga solitudine e mentre cercava una risposta o come sin­tetizzare in modo comprensibile al suo interlocutore un intero dramma sha­kespeariano, Malus trovò da solo la risposta.
« Presumibilmente non aveva ricevuto un’educazione adeguata al suo rango, che di conseguenza gli avrebbe fornito una valida spiegazione a tali futili do­mande, evitando probabilmente che gli venissero in mente ».
« Oppure, Amleto ha avuto il coraggio di porsi alcune domande », controbatté Desirée, sicura di sferrare un colpo basso a Malus, ma non fu così perché con la solita flemma questi rispose.
« Terrei a sottolineare che per porsi e porre delle domande non c’è assolutamente bisogno di coraggio, ma unicamente d’acume mentale, di conseguenza più che un coraggioso questo povero disperato dà l’impressione di essere stato uno che sicuramente non conosceva se stesso, perché, vedete mia Signora, il nostro vissuto è estremamente breve, come è limitato il pezzo di terra dove si vive, ed è breve anche la più duratura fama preso i posteri, tra l’altro tramandata da generazioni di omuncoli condannati a morire senza nemmeno avere conosciuto se stessi, quindi è perfettamente inutile aspettarsi che siano in grado di comprendere una mente eccelsa. Onde per cui questi dubbi sono inutili affanni dell’anima che affliggono gli omuncoli disorientati.  Era d’aspetto sgradevole? » Desirée lo guardava sbalordita.
« Che c'entra questo? No, anzi pare che fosse un gran bel figliolo. Certo che definire Amleto un omuncolo disorientato è il colmo. È il tormento, il dramma dell’esistenza umana… », adesso Malus la guardava più perplesso che mai, quelli erano turbamenti che avrebbero potuto venire a lui, rinchiuso in un castello isolato dal resto del mondo, ma non ad un altro principe bello e libero di godersi la vita. Il mondo al di fuori di Tenebricus sembrava veramente strano e questo avrebbe potuto incidere sui suoi piani. Comunque la ragazza con la sua parlantina era una stupefacente fonte d’informazioni.
« E come si è concluso? » s’informò.
« Con la sua morte ». Malus fece una smorfia compiaciuta.
« È come ho detto inizialmente: tutti affanni e pene inutili, caratteristiche di una mente annoiata, poco istruita dominata da un’anima semplice ».

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