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Malus I, La Vecchia Osteria 3

Malus I, La Vecchia Osteria 3

sabato 12 marzo 2011

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« Forse abbiamo entrambe il grilletto troppo facile, ma onestamente penso che sia salutare ». La porta si era im­provvisamente spalancata ed un vivacissimo terrier gigante era schizzato all’interno, saltando subito sul letto tra le braccia di Sophie, mentre la sua padroncina si era fermata sulla soglia.
« Ciao a tutti! Dal luccichio peccaminoso negli occhi di Sophie de­sumo, che state nuovamente parlando di giocat­toli ».
Era minuta e i capelli corti rosso fuoco sembrava­no fatti apposta per marcare il carattere impertinente, conosceva Desirée da sempre, già i loro nonni erano stati amici: due lupi di mare che avevano avuto come ultimo discendente due ragazze, una più ribelle dell’altra.
Gaby atte­se per un attimo una risposta da Sophie, che però era troppo intenta a sottrarsi alle effusioni d’af­fetto di Falstaff, così poggiò a terra lo zaino dai colori forti e dopo avere abbracciato Desirée andò a sedersi su una sedia girevo­le accanto a lei, che con aria allegra le annunciò la novità ben sapendo quale sarebbe stata la reazione..
« Lei ha un nuovo ragazzo, quello d’Ester».
« Ester chi? »
« L’oca che vorrebbe essere d’alta società, non eravate nella stessa classe? », intervenne Sophie che ancora non riusciva a liberarsi dal cane.
« Uh si, ma quella più che un’oca è una serpe, non fa­ceva altro che copiare da me, poi andava in giro raccontando che se non fosse stato per la sua magnifica generosità, sarei stata bocciata. Come l' ho odiata. Mi fa piacere sapere che sei riuscita a fregarle il fidanzatino di sempre. In ogni caso, grande Sophie! ». Sophie invece fu sorpresa da quella reazione.
« Come mai ce l’ hai tanto con lei? Una banale poveraccia ».
« Adesso! Ma avresti dovuto vederla a scuola, ha persino litigato con Desirée » Desirée alzò le spalle indifferente, non era difficile litigare con lei, spiegò.
« Mi ha dato della cafona ».
« Ordinaria, ti ha definito, e non per seminare zizzania ma continua a dirlo. ».
« Ma la storia motorino ha a che fare con lei? » s’informò Sophie.
« Sì, sai » Gaby s’interruppe un attimo per schiarirsi la voce e nascondere la vergogna che quel ricordo le provocava « a scuola c’erano diverse tipe che facevano capo a Ester e si riunivano i gruppetti molto chiusi, vincenti, sembrava che sapessero fare tutto loro. Io all’epoca ero molto affascinata dalla sua combriccola e le chiesi di diventare amiche » Sophie alzò le spalle a significare che la cosa sembrava perfettamente normale, ma Desirée le fece cenno di attendere la fine del racconto, e, infatti « Mi dissero che per diventare dei loro dovevo perdere almeno cinque chili » Sophie strabuzzò gli occhi, tra le tre era lei la più formosa e bisognosa di perdere chili, volendo, ma Gaby era uno scricciolo.
« A quel punto sono rinsavita, mi sono resa conto che stavo tradendo i nobili ideali dei miei padri… »
« Il comunismo, partigiani » l’interruppe Desirée per chiarire la situazione a Sophie.
« Per diventare amica di quattro stronzette snob vestite da puttanelle ed essere accettata dai loro amichetti senza cervello », concluse Gaby.
« Che vi credete che si diventa stronzi da un giorno all’altro, c’è chi comincia da piccolo, quelle erano prove generali per futura discriminazione sociale » s’intromise nuovamente Desirée continuando a scrivere al suo pc.
« E allora che hai fatto? » Chiese sinceramente colpita Sophie.
« Le ho dato fuoco al motorino, o meglio ci stavo provando, perché non è così facile come potrebbe sembrare, quando è arrivata lei e mi ha aiutata. Un botto fantastico ».
« I giochetti col fuoco mi sono sempre riusciti molto bene » commentò orgogliosa Desirée e con un’ alzata di spalle aggiunse « D’altronde mio nonno era riuscito ad incendiare l’Atlantico », Gaby la fulminò con lo sguardo e diede di nascosto un calcio alla sedia spingendola a riprendere a scrivere mortificata al suo pc, cambiò prontamente argomento dicendo.
« Non sai come ti invidio Sophie, tu come figlia di un banchiere non avrai avuto di questi problemi ».
« Fesserie, sono cose che succedono a tutti » intervenne nuovamente Desirée, alla quale lo strisciante classismo dell’amica dava fastidio, era la stessa cosa del razzismo: non era bello.
« Altroché » confermò Sophie « Tu pensa che per liberami delle cattiverie di una stronza del genere, ho dovuto fare andare in bancarotta con delle appropriate soffiate il padre, altrimenti mi avrebbe avvelenato la vita, così si sono dovuti trasferire altrove ». Gaby era rimata a bocca aperta, non avrebbe mai pensato che quel genere di tormento esistesse anche nelle scuole dorate dell’alta borghesia, intanto Desirée commentava.
« Comunque io per quella bravata del motorino ho avuto dei problemi con i miei amici, perché le fiamme hanno annerito il super graffito sul muro del motorino, e loro non lo avevano ancora fotografato. Anche quelli erano mezzi scemi, che aspettavano a fotografarlo? »
« Senti Desirée, hai mai fatto vedere a Sophie le foto di quando eri Punk? » Sophie scosse decisamente la testa facendo volare per l’aria i suoi curatissimi riccioli biondi.
Desirée aprì un cassetto e dopo poco ne trasse fuori una foto, che porse senza troppo entusiasmo a Sophie.
« E tu quale saresti? » domandò lei non riuscendo a riconoscere l’amica tra i tre truci individui raffigurati sulla foto, poi la riconobbe: era quella col tutu nero che sembrava avere incontrato un gatto impazzito semi nascosto sotto la pesante giacca di pelle. Esclamò.
« Quella col tutu », Gaby scoppiò a ridere, stava per dire qualcosa ma un grido di Desirée interruppe la conversazione

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