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2011

Buon Natale

sabato 24 dicembre 2011

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BUON NATALE
E
FELICE ANNO NUOVO
A TUTTI

torniamo dopo l' 8.
ciao

Malus,I. Il drago, 10

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Respirò profondamente, era assordata dal loro rombo minac­cio­so del mare, guardò il quadrante dell’orologio.
“ Per for­tuna per il momento va tutto bene, speriamo di riuscire a tenere a bada il principino “. Pensò prima di arrampicarsi scivolando sulla roccia resa sdrucciolevole dagli schizzi dei cavalloni. Finalmente riuscì a raggiungere la spianata di fronte aveva il castello di Tenebricus. Un nome appropriato al colosso scuro che si stagliava nel cielo notturno, circondato dal mare anch’esso nero, l’unico elemento chiaro erano i pochi fili di nebbia che aleggiavano sull’acqua. Certamente avrebbe incusso timore a chiunque fosse riuscito a vederlo, un maniero dalle forme massicce, eccessivamente sobrie, forse troppo slanciato verso l’alto, solo le ultime torri erano più eleganti, ma non mitigavano la forte impressione di minaccia che l’insieme esprimeva. Eppure a Desirée sembrò il trofeo di un’irresistibile sfida, quasi fosse una corona riservata al vincitore: Nachtfels.
In quella massa scura si vedevano brillare solo due piccole luci, una molto in alto nella torre a destra, aveva lasciato la luce accesa in camera, e l’altra un po’ più in basso, molto probabilmente indicava il luogo dove si trovava in quel momento Malus al lavoro, perché altrimenti era solito muoversi al buio.
Rientrò in camera, un po’ bagnata e completamente infreddolita, aprì l’armadio per sce­gliere quale dei bellissimi abiti indossare, ne tolse uno verde scuro scoprendo dietro uno dei mostri.
« Che ci fai qui ? »
« Terrorizzavo », le rispose tutto contento il mostro.
« Vai a terrorizzare i tuoi amici », gli intimò Desirée, rimet­tendo a posto il vestito impregnato dal fetore del mostro e prendendone un altro dal lato opposto dell’armadio, era di morbidissimi e leggeri veli di chiffon di seta, bastava un respiro per farli fluttuare.
« Che schifo, questo è l’unico che non puzza. Il rosa non mi dona, comunque, sempre meglio che fare puzza », disse tra sé accingendosi ad indossare l’abito, si guardò nello specchio frantumato, era un po’ dubbiosa, il corpetto come le piccole maniche a sbuffo non era foderato, sembrava un velo di seta increspato, sul seno era chiuso da un fiocco con un nastro leggermente più scuro.
« Sembra quasi stile impero, piuttosto trasparente », sorrise divertita « Meglio così, facciamo venire un po’ di bollori al principino », si voltò, il mostro era ancora lì.
« Non ti avevo detto d’andartene? »
« Ma, mi manda il padrone vuole vederti. Io sono 72, vuoi che faccio andare via la puzza dai tuoi vestiti? Te li profumo », disse strofi­nandosi con perfidia le mani.

Riflessioni, mantra

giovedì 22 dicembre 2011

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Dalai Lama

Prima di Natale

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Prima di Natale volevamo proporre una piccola riflessione: non sempre il rapporto con Dio è così facile come si vorebbe.

riflessioni

mercoledì 21 dicembre 2011

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La pratica è quando le cose funzionano ma non sappiamo perché. Abbiamo unito la teoria e la pratica: Ora le cose non funzionano più e non sappiamo il perché. (A. Einstein)

Malus I. Il drago, 9.

lunedì 19 dicembre 2011

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« Uh sì, ci tiene moltissimo ad essere cattivo, è lo scopo principale della sua esistenza »ironizzò Desirée.
Gli uomini ombra avevano avuto ragione, il drago non brillava d’intel­ligenza, Desirée si rese ben presto conto che era persino troppo limitato per essere aizzato contro il suo padrone, quindi i tentativi di sobillazione non sarebbero stati altro che tempo perso. Però, in cambio il drago era più ospitale e simpatico delle subdole ombre, che la fissavano sempre con occhi pieni di malvagità e meno snervate dei mostriciattoli.
Muriat le raccontò la storia di Tenebricus, per come l'aveva capita lui s'intende, gli ultimi avvenimenti che avevano scosso la quiete del posto, in pratica si riducevano a una brutta bronchite di Malus e a una forte mareggiata che aveva allagato i piani inferiori del castello, in quell’occasione Muriat aveva potuto mangiare ombre a sazietà. Pur­troppo il drago non sapeva assolutamente niente dei tetri progetti del suo padrone, pareva, infatti, che Malus preferisse la solitudine ed il silenzio to­tale ad un dialogo con un essere inferiore come il drago.
Uscita dalla grotta di Muriat, Desirée constatò che nel frattempo si era levato un forte vento, che portava fino a lei gli schizzi delle onde, che nel primo tratto più vicino al mare la bagnarono.
Risalì scivolando il pendio della scogliera. Senza un valido motivo, sentì la paura farsi nuovamente strada dentro di sé, con un brivido di terrore si appoggiò con le spalle alla roccia bagnata. Guardò in alto, vide gli occhi verdi degli uomini ombra, che dalla scogliera la stavano sorvegliando, erano inquietanti, indubbiamente erano stati loro a impaurirla.
Alzò ulteriormente lo sguardo indirizzando gli occhi là dove non avreb­bero dovuto vedere; le parve d’intravedere qualcosa volare lontano nella notte. Spaventata chiuse gli occhi, aveva trovato subito ciò che cer­cava, con la mente tornò agli occhi rossi che, sem­pre vigili, seguitavano a fissarla da oltre la notte.

Recensione: Herbie Brennan, Il regno in pericolo

domenica 11 dicembre 2011

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Herbie Brennan
Il regno in pericolo.

Non è il primo volume della saga, ciononostante pur non avendo letto i precedenti non ci si trova spersi.
La scrittura semplice e accurata scorre facilmente con un sottile filo d’ironia descrivendo un mondo elfico un tantino tecnologizzato parallelo al nostro. Il libro è un susseguirsi di colpi di scena e non è per niente prevedibile, di piacevole lettura, alcuni personaggi sono un po’ classici, però molto ben gestiti.

Narra le fatiche della giovanissima regina degli Elfi Aurora nella gestione del regno sull’orlo di una guerra civile con gli elfi notturni e al tempo stesso nel mirino dei Demoni degli Infera che stanno preparando un’invasione su larga scala, che sembra impossibile riuscire a bloccare.
Nell'impresa l'aiutano il fratello e il fidanzatino pieni di buona volontà, ma un po pasticioni, una saggio consigliere e una damigella che potrebbe sembrare frivola se non fosse un eccezionale capo dei servizi segreti pieno di risorse.

Senza dubbio un libro adatto ai ragazzi.

Malus, I. Il Drago, 8.

sabato 10 dicembre 2011

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« Ciao Drago! Piacere di conoscerti, mi chiamo Desirée ». Lo salutò allegramente.
Il drago piegò il capo su un lato per poterla osser­vare meglio. Aveva il corpo verdastro di un’iguana alato, con una serie d’aculei e grosse scaglie che dalla fronte si stendevano lungo tutta la spina dorsale fin sulla coda, ma la testa aveva qualcosa d’anormale per un rettile, aveva infatti delle grandi orecchie pendenti, che gli con­ferivano un’aria da bracco malinconico.
« Io sono Muriat. Tu sei donna che padrone salvato da acqua? »
« Perché ci sono state altre donne qui prima di me? »
« Visto solo madre di padrone ».
« Ed è venuta a farti visita? »
« No, avuto paura di Muriat, nessuno mai venuto a fare visita. Tu ospite a casa mia?»
« Certamente, basta che mi spieghi in che modo posso arrivarci. » Il drago con un artiglio le indicò una roccia più bassa, che segnalava una breccia nella roccia, che correva parallela all’orlo della scogliera, na­scondendo al suo interno uno stretto passaggio che scendeva lentamente quasi fino al livello del mare, scomparendo in un antro buio.
« Quella piccola porta per umani per casa di Muriat », le spiegò il drago, prima di tuffarsi in acqua per andare a riceverla all’inter­no di quella che lui definiva casa sua.
La grotta era più grande di quanto Desirée avesse pensato, consisteva in un tratto in cui l’acqua era abbastanza alta, e un’altra parte semicircolare più rialzata, che si restava sempre al di sopra del livello del mare. La caverna era pervasa da un fortissimo odore di zolfo, emanato dal drago. Le pareti avevano un colore diverso da quello delle rocce circostanti, come se fossero state esposte ad alte temperature.
Desirée preferì non inoltrarsi molto nella grotta, rima­nendo nei pressi dell'uscita, dove l'aria era più respira­bile. Si sedette su uno spuntone di pietra e salutò nuova­mente il drago.
« Sai, nel mio mondo non ci sono draghi e tu sei il primo che vedo. L’unica cosa che so sui draghi è che solitamente vivono in luoghi molto isolati, custodendo montagne d’oro. Tu hai molto oro? »
« Nemmeno un anellino, e tu? » le rispose tristemente il drago.
« Per il momento no, ma so che il tuo padrone deve pos­sederne molto, quanto ti paga? »
« No, lui non paga, lui cattivo, non permettere nemmeno di mangiare le ombre di cibo ».

Recensione:" La mano di ferro" e "Imperium"

venerdì 2 dicembre 2011

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oggi come promesso pubblichiamo le prime brevi recensioni, speriamo possano essere utili al Gentile Lettore.


La mano di ferro di Lindsey Davis un romanzo giallo/avventura ambientato ai tempi di Tito e Vespasiano, che compaiono anche tra i personaggi, niente male e di gradevole lettura, narrato con un filo d’ironia dallo stesso protagonista agente segreto dell’imperatore mandato nella lontana,fredda e barbara provincia della Germania ad indagare su ribelli testardi e legionari troppo convinti di sé.

Mi è piaciuto molto, ben fatta la descrizione della Germania, dei castra delle legioni, forse viene un po’ meno quello che era l’effettivo spirito militare romano, lo si intravede un po’ tra le righe, forse l’autrice ha italianizzato un po’ troppo i Romani, mostra però di avere un’eccellente conoscenza dell’epoca.



Più imquietante è invece Imperium di Robert Harris appartenente allo stesso genere, che narra l’ascesa politica di Marco Tullio Cicerone attenendosi molto da vicino alla realtà storica,  riesce a descrivere molto bene la lotta in difesa della Repubblica Romana sotto attacco dai poteri forti e la spregiudicata scalata al potere di Giulio Cesare. Leggendo il romanzo si spera che nonostante la dilagante corruzione la Repubblica non cada, pur sapendo che è un’illusione perché nella storia sta per fare il suo ingresso l’Impero Romano.

Mette un po’ di ansia (almeno a noi), ma è un gran bel libro.

Malus,I. Il Drago, 7

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Fu così che al ritmo di Rap, scesero tutti i piani del ca­stello, giun­gendo da prima nella città delle ombre che circondava il castello e da lì al livello delle mura, dal quale si poteva accedere alla scogliera.
Sul versante sud-est del castello si trovava quello che dall’alto sem­brava solo un lembo di terra, ma che in realtà era una ripida scogliera che si estendeva nel mare lungo una decina di chilometri.
I mostri avevano fornito, sia pure in modo caotico, altre informazioni sul drago, il quale pare avesse più o meno le funzioni di un cane da guardia, purtroppo, però di tanto in tanto di­vorava i sudditi del suo padrone, i quali per questo non lo vedevano di buon occhio, anche  perché a causa della maledizione gettata su Tenebricus nessuno poteva raggiun­gere l’isola, quindi il drago era praticamente superfluo.
I guerrieri ombra con la mediazione dei mostri tentarono di dis­suadere Desirée dall’andare a vedere il drago.
« Malus avrà dato anche a lui l'ordine di non farmi del male », obiettò la ragazza, ma la risposta degli uomini ombra, sia pure espressa con un unico gesto, fu più che eloquente.
« Il drago non è molto intelligente? » Seguì un altro piccolo gesto accompagnato da definizioni più precise e parecchio volgari dei mostri volte a chiarire definitivamente la questione dell’intelligenza del drago.
« Non fa niente, se pure fosse completamente deficiente non cambie­rei idea, a me non interessa il quoziente d’intelligenza, voglio solo vedere un drago ». Ed uscì decisa dalla porta, che dava sulla scogliera, seguita dagli uomini ombra armati fino ai denti e di pessimo umore. I piccoli mostri invece con la scusa d’essere molto sensibili al fuoco, "facilmente infiammabili" come si espressero loro, rimasero prudentemente all’interno delle rassicuranti mura.
La scogliera si rivelò essere un piano roccioso agevolmente percorribi­le, non c’erano strade perché non c’era dove andare, bastava seguire la direzione giusta.
Le ombre le indicarono l’orlo della scogliera, in un punto in cui non si udivano le onde infrangersi contro le rocce, do­veva essere l’entrata di una grotta marina.
Desirée si sporse in modo da vedere, se l’entrata della caverna fosse visibile dall’alto, e si trovò di fronte due gran­dissimi occhi gialli, che l'os­servavano con estrema curiosità.

Malus,I. Il Drago, 6.

sabato 26 novembre 2011

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« Basta muoversi secondo il ritmo, ecco così bravo » Dato che uno di loro era stato lodato, tutti gli altri seguirono l’esempio. Desirée li guar­dava con un sorriso maligno.
« Alle volte temo di essere diabolica, se Malus li vede, gli vengono le convulsioni » poi alzando la voce aggiunse « Ci sono vari tipi di mu­si­ca, alcuni addirittura molto trasgres­sivi e violenti come ad esempio il Rap, che consiste nel dire cose cattive a suon di musica ».
« Questa è la musica del Rap? » domandò 64, i mostri ascoltarono attentamente.
« Certo questo é Eminem » finito il brano gliene fece ascoltare 50Cents, piacque molto.
« Allora possiamo fare mostro Rap? » esclamò entusiasta 18.
« Certo noi sappiamo fare tutto » strillò 32 gli altri intanto cominciavano a rapare.
«Questo è un mostro rap, mostro rap, mostro rap
Noi siamo i mostri più terribili che ci siano »
«Bisogna chiarire le cose importanti vero bella Signora? » chiese timidamente 63.
« Certo, è importante, però ci dovrebbe essere più ritmo e rima », rispose Desirée.
Qualcuno farfugliò « Che cos´é una rima » ma per fortuna non fu sentito e non vi furono altre discussioni.
« Idiota non interrompere », gli intimò 11, sospendendo il ritornello.
« Parla piano mentre lanciamo il nostro urlo disumano
se non ci senti proverai i nostri denti,
potenti, taglienti, sporgenti, tripla fila di denti,
fanno invidia allo squalo e anche al caimano
e ti tranciano di netto il deretano
Questo è un mostro rap, mostro rap, mostro rap
mostro rap, mostro rap, mostro rap
Abbassa piano il volume del concerto di piano
Altrimenti non senti i nostri colpi di mano
Graffiano, squarciano, sfondano, affondano
Colpi di mano artigliata sulla tua porta blindata
Sfasciata, sbriciolata, la tua serata è rovinata
La nostra è appena cominciata,bella mangiata
ti aspettavi una pomiciata?
Beccati quest’artigliata,
mostro rap, mostro rap, mostro rap
mostro rap, mostro rap, mostro rap »

Malus, I. Il Drago, 5.

sabato 19 novembre 2011

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« Almeno avesse il buon gusto di stare zitto, quando non capisce nemmeno di che cosa si sta parlando. Io l' avevo capito subito. » 50.
« Davvero 50? E allora facci vedere della musica se ne sei capace ». Erano giunti in una sala il cui soffitto era retto da massicce co­lonne, eccessivamente grandi in rapporto al vano stesso.
« Aspettate un attimo », disse Desirée, vedendo che i mostri non ave­vano la minima idea di che cosa fosse la musica, poggiato in terra lo zaino, ne estrasse il suo lettore musicale, e alzato al massimo il volume in modo da fa­re sentire bene ai mostri, lo accese, ma appena udirono la musica, i mostri schizzarono via scomparendo nell’oscurità.
« Forse l’hard rock come inizio non era adatto » poi alzando la voce « Dove vi siete nascosti? »
Da dietro la colonna sbucarono tante teste calve.
« È un’arma di guerra degli umani? »
« Fa molto male? »
« È sempre letale? »
« Ma no, la musica non ha mai fatto male a nessuno, almeno penso».
« Qua c'è il solito trucco della Bimba » disse 32 uscendo da dietro la colonna con l’andamento arrogante di sempre, si piazzò di fronte a Desi­rée e disse.
« Tu ci stai ingannando, se la musica non si mangia e non serve ad ammazzare gli altri, perché mai gli umani se la terrebbero? »
« È come i libri: disseta lo spirito » rispose timida­mente Desirée a quell'attacco. 32 stava per riprendere fiato per controbattere, ma qualcu­no da dietro gli bisbigliò.
« Capo, i libri sono quelle cose che noi non capiamo, sarebbe più furbo lasciare stare per non fare altre brutte figure » 74.
« Come detto, se non si mangia, non c’interessa », concluse 32.
Intanto 74 il suggeritore si copriva la faccia con le zampe, mormorando.
« Che vergogna. Non ha capito niente ».
« Ma si può ballare », aggiunse Desirée.
Prudentemente i mostri questa volta non dissero niente limitandosi a guardarla interrogativamente. Desirée rimise la musica, questa volta un brano Hip hop, e diede ai mostri un piccolo esempio di danza.

Malus,I. Il Drago, 4.

venerdì 11 novembre 2011

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« Scioccante, 48 come ti permetti di insultare il fiorelli­no? Mi mortifi­chi.» Intervenne scandalizzato 27 « Adesso ti stacco una gamba ». Scoppiò la solita rissa, e mentre 32 stava per riprendere la spiegazione, sopraggiunse 16, che spinto bruscamente da parte 32, prese il posto assegnatogli dai compagni e, ancora ansimante per la corsa e la bava che colava a fiotti, cominciò la spiegazione cercando di parlare nonostante le lunghe scie di bava che gli colavano dai lati della bocca e che cercava di ingoiare e togliere con le zampe.
« Allora… Si deve innanzi tutto avere cura di fare capire alla vittima che non si tratta di volgari ladri. Un malinteso in cui la persona prescelta può facilmente incorre, pertanto per togliere ogni dubbio sul fatto che si tratta d’abominevoli mostri, si emette un aberrante urlo disumano in lontananza. »
« Un paio per essere sicuri », lo corresse 42.
« Dopo di ché, ci si avvicina sempre di più alla dimora della vittima, non dimenticando di urlare di tanto in tanto, così che quando si rag­giunge la casa della vittima, questa ormai è in preda al panico ».
« O se non altro, ha intuito che quella non è una serata come tutte le altre.» Annotò 48, intanto alcuni di loro, in modo da rendere meglio l’idea, avevano emesso gli urli tanto propagandati, veramente d' effetto.
« Giunti sul luogo, si fanno tanti rumorini sospetti intorno alla ca­sa, come se si stesse cercando di entrare ».
« Particolarmente efficaci sono le unghiate sulla porta », 48.
« E se la vostra vittima sta ascoltando musica ad alto volume e non ha sentito niente di questa messa in scena? » domandò Desi­rée.
Mangiamo anche la musica », sentenziò 32 volendo continuare la spiegazione, ma fu interrotto da 64.
« La musica è commestibile ai mostri ? »
« Non penso che riuscireste a mangiare la musica ».
« Guarda Bimba, che noi per tua norma e regola riu­sciamo a divorare tutto, specialmente le bambine saputelle » la minacciò 48 agitandole gli artigli sotto il naso.
« Temo che vi sarebbe difficile mangiare la musica, è costituita esclusivamente da suoni, che come voi ben sapete, non sono materiali e quindi sarebbe come cercare di mangiarsi l’aria, con meno successo s' in­tende ».
« Bel capo, testa di rapa! » lo insultò 11 sputando bava in tutte le direzioni.

Malus,I. Il Drago, 3.

venerdì 4 novembre 2011

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Non osando impedirle con la forza di andare dal drago, le si paravano davanti con le magre braccia stese per bloc­carla, ottenendo, però, quale unico risultato il fatto di dovere saltellare all’indietro e così non riuscendo sempre a mantenere l’equilibrio, rotolarono più volte giù per le scale ricoprendole di bava scivolosa, rendendo pericolosa la discesa.
In fondo alla scala Desirée si ritrovò di fronte ad un mostro dalle movenze molto gentili, che rispettosamente la salutò con un profon­do inchino e con voce sommessa le disse.
« Nostra graziosa Signora, permettete che mi presenti io sono 27...».
« Vattene tonto », gli gridò 48, tentando di spingerlo via.
« Lasciatelo parlare », intervenne Desirée.
« Non sarebbe più gradevole per una graziosa personci­na come voi, passare la giornata ascoltando la nostra deli­ziosa etica professionale, piut­tosto che andare da quel cattivone del drago ».
« Non farci caso Signora, 27 ha una stranezza un po' di­versa », le spiegò 74.
« Cerco solo di distinguermi dalla vostra barbarie e disdicevole maleducazione », tenne a precisare 27. Intanto gli altri mostri chiedevano ad alta vo­ce di potere esporre la loro etica professionale.
« D’accordo mi spiegherete la vostra etica strada fa­cendo, contenti? » Concluse Desirée e riprese il cammino.
« Certo che tu bimba hai la testa dura » protestò uno di loro. Gli altri intanto cercavano 16 che sembrava essere l’intellettuale incaricato d’esporre le questioni più complesse.
« Abbiamo pensato tutto il tempo come dirla bene, ma adesso manca 16, lui la deve dire bene », spiegò 18.
« Dunque, come ti avevamo già detto », cominciò 32 con fare da persona importante prendendo in mano la si­tuazione. « La nostra etica consiste nel terrorizzare le altre creature viventi, preferibilmente gli esseri umani, prima di ucciderli s’intende, perché quello è il vero scopo della nostra esistenza ».
« Facciamo tanta paura, che se non interveniamo in tempo, le nostre vittime muoiono di terrore », tenne a preci­sare 48, intanto che gli altri ripete­vano entusiasti la parola terrore.
« E come fate a terrorizzare una persona? »
Si guardarono un attimo sbigottiti l’un l’altro poi uno disse.
« Ma allora non sai proprio niente bella signora ».
« Aspettiamo che sia sola... ». 27.
« Di notte s’intende... ». 32.
« Se parlate tutti insieme, non capisco niente ».
« Perché di solito invece sì? » 48.

Recensioni

domenica 30 ottobre 2011

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Ciao gentile viandante del web,
in preda alla noia incalzante (Qui non succede mai niente, dopo essersi scannati come matti, da queste parti regna la quiete assoluta, pare che adesso dialoghino...boh), abbiamo deciso di aprire una nuova rubrica:RECENSIONI.
Scriveremo le recensioni dei libri che ci sono piaciuti di più. Quelli del vostro mondo ben inteso, perchè qui abbiamo una bibblioteca, dove entrare è facile, uscire un po' meno, è labirintica.
Parleremo solo dei libri che ci sono piaciuti, perchè non è bello parlare male degli autori, è contrario alla nostra bella etica professionale, siamo mostri non pettegoli e poi può sempre darsi che quello che a noi fa schifo a qualcun altro piacia.
Avremmo voluto avere il sostegno del nostro autore per questa nuova rubrica, ma come al solito si è defilato, non è molto presente. Meglio gli autori hanno uno strano modo di vedere le cose.
Non commenteremo solo libri fantasy ma tutto ciò che ci capita tra le zampe e ci piace... come detto abbiamo molto tempo per leggere, inoltre la lettura on-line ha per noi di positivo di evitare che qualcuno tra i presenti poco soddisfatto della lettura e affamato si possa mangiare il libro prima che gli altri abbiano finito di leggerlo.
Qualcuno potrebbe dirci come finisce Il Nome della Rosa? Qui si sono mangiati la fine del libro, pare che non procedesse con la velocità sperata, oltre ai famelici, abbiamo anche gli ansiosi che non sanno aspettare la fine. Il pendolo di Foucault ha fatto una fine ancora peggiore, pare che non abbiano retto le trenta pagine o quante erano di descrizione del museo... come detto la pazienza non è una virtù mostruosa.
A presto gentile lettore.

Malus I. Il drago, 2.

venerdì 28 ottobre 2011

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Dopo poco si ritrovò circondata dai piccoli mostri, che la salutarono allegramen­te.
« Ciao bella bimba ».
« Chiedo venia nostra Signora, possiamo ardire di domandare dove siete diretta? »
« Veniamo anche noi »,
« Come mai alcuni di voi parlano bene ed altri no? » s'informò, di­vertita dal loro modo di fare.
« Alcuni di noi sono scemi », fu la scontata risposta, se non altro erano sinceri.
« Il nostro padrone non ci ha fatto tutti uguali, ma ogni volta ha cer­cato di perfezionarci...».
« Il ché ovviamente non gli è sempre riuscito, come potete constatare di persona. Io mia signora sono 32, il loro capo », l'interruppe orgoglio­samente uno dei più grossi.
« Veramente questo lo ha deciso lui », intervenne timi­damente un al­tro, poco prima di essere aggredito da 32. Tutti gli altri decisero di presentarsi a Desirée nominando il proprio numero.
« Volevo fare una passeggiata all’aria aperta sulla sco­gliera » disse Desirée, quando i mostri ebbero finito di presentarsi.
« No, no, è pericoloso » fu la risposta corale.
« Bimba non può andare », disse 35.
« Sentiamo, perché? »
« C' è il drago », le spiegò con fare spaventato 74.
« Se Malus lo ha fatto con lo stesso criterio con cui ha creato voi e gli altri mostri, non c' è molto da temere ». In quel momento stava pensando al serpente baffuto.
I mostri si agitarono tutti, finché uno di loro non riuscì a spiegarle.
 « Lui è ai servigi del nostro pa­drone, ma è un drago nato da draghi ».
« Fantastico, un drago vero:andiamo! C’è chi in cantina tiene un U-Boot e chi un drago. Tutto il mondo è paese », esclamò Desirée entusiasta, poter vedere un autentico drago non capita davvero tutti i giorni. Si avviò saltellando di gioia verso il basso seguita dai mostri riluttanti tra proteste e parolacce varie.

Malus, I. Il drago, 1.

sabato 22 ottobre 2011

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Rimasto solo, Malus si lasciò cadere sul sofà, sorreg­gendosi il capo con le mani. Non sapeva perché era scappato, ma era stata la cosa giusta. Era sollevato che Desirée fosse andata via, non sarebbe più riuscito a na­scondere a lungo la sua debolezza, aveva la febbre e non voleva darlo a vedere. In principio non vi aveva dato molto peso, ma adesso andava peggiorando d’ora in ora e l’avere por­tato in braccio la ragazza, gli aveva tolto le ultime forze. Aveva ancora in mente gli occhi della ragazza, quell’espressione enigmatica… aveva qualcosa di particolare, non si era mai sentito così, quel tono di voce, come potevano gli occhi di una ragazza fargli cambiare così facilmente umore, che si fosse trattato di un tentativo di seduzione? Rise, non sapeva bene cosa fosse la seduzione, ma se pensava di sedurlo era proprio sulla strada sbagliata, non aveva idea di quanto disprezzasse la sua maledetta stirpe di fattucchieri e quanto odio covasse. Era una soluzione troppo semplice per potere funzionare.

Si distese sul divano, il tragitto fino alla camera da letto gli appari­va troppo lungo e per trasformarsi in uccello gli mancavano le forze, suo malgrado sarebbe dovuto ricorrere all’aiuto delle ombre, erano i suoi sudditi, ma li detestava, meglio loro che gli Alp.



Il drago

Un’ombra scura si aggirava silenziosa nel labirintico intrico di scaffali della biblioteca, cercava instancabile qualcosa, ogni tanto si fermava come a guardarsi attorno e poi riprendeva la ricerca.
Fuori del castello la notte era più nera del solito, soffocata da una coltre di silenzio, trafitta da occhi di fuoco.

Quella notte Desirée ebbe un sonno agitato, dormì poco. Infine, non riuscendo a riposare, si alzò, tanto più che nel regno delle tenebre non aveva senso attendere il mattino. Si vestì, indossando un completo da paggio dai colori sgar­gianti, evidente­mente l’unico abito femminile senza gonna che Malus era in grado di concepire, e preso lo zaino, lasciò la camera.

Malus, I. Lo scoccare delle ore, 18.

sabato 15 ottobre 2011

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« Effettivamente la cosa mi stupisce non poco, oserei dire in aggiunta che mi preoccupa », fu la distratta risposta.  Desirée sembrava serena, ma era qualcosa di simile alla quiete nell´occhio del ci­clone. La ragazza risplendeva in tutta la sua bellezza, i capelli scuri brillavano alla luce delle candele come se fossero cosparsi da piccolissimi rubini, la pelle riluceva simile all’alabastro sotto i raggi del Sole. Nei grandi occhi di cielo vi era qualcosa di strano, molto strano. Il suo fascino in quel momento era troppo accentuato per potere essere frutto della natura, ma il Principe della Notte, abituato fin dalla nascita alla magia, non se ne rese conto e la lasciò avvicinarsi.
« Sei sicuro di quello che vuoi? » gli disse con voce suadente, venendo verso di lui, il volto aveva una serenità angelica, solo una leggera ruga sulla sua fronte rivelava l' intensità dei suoi pensieri. Malus quando se la trovò accanto, fece un salto indietro, portandosi al sicuro dietro una voluminosa boccia di vetro verde, aveva capito che mirava a sedurlo e doveva stare in guardia, lontano da lei.
« Codardo! », imprecò la ragazza, che parve avere ri­acquistato l’abituale irriverenza, agguantò con rabbia le ampie sottane voltandogli le spalle ed uscì dalla stanza sbat­tendo la porta.
Fuori della porta l'attendevano i mostriciattoli, con un gesto di rabbia sollevò la ruota della gonna facendola apparire gigan­tesca, ordinando.
« Sparite! »  e s’allontanò lungo il corridoio.
Tornata in camera si trovò dinanzi lo specchio, colpevole d’averle mostrato già una volta ciò che non voleva vedere, bella come non lo era mai stata, le sembrò di non riconoscersi più. Gli occhi s’infiammarono, con un pugno infranse lo specchio distrug­gendo la propria immagine ed al contempo l’unico testimone dell’altra sua natura.

Malus, I. Lo scoccare delle ore, 17.

sabato 8 ottobre 2011

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Era sdraiata su un sofà di velluto blu ricama­to in verde, poco distante Malus era intento a mescolare un intru­glio, accortosi che si era svegliata, disse col solito tono freddo e di­stante.
« Comincio a credere che la parte più resistente del vo­stro corpo sia la lingua ».
« Se può consolarti, ti assicuro che se fossi rimasta a casa mia, a questa ora scoppierei di salute. Mi è venuto un colpo vedendo la data della mia morte.»
« Più che un colpo, come lo definite nel vostro pittoresco linguaggio popolare, oserei asserire che dovrebbe essersi trattato di un collasso o qualcosa di af­fi­ne », senza attendere una risposta girò intorno al ripiano per occu­parsi di un liquido giallastro che ribolliva in una boccia di vetro. Sembra­va che lo sguardo di Desirée puntato su di lui non lo infastidisse.
« Come puoi essere sicuro di essere un grande mago, se non hai nemmeno trent’anni? », domandò Desirée dopo alcuni minuti. Malus preferì non spiegarle che le tacche che aveva visto non si riferivano ai singoli anni, bensì ai decenni, e che non si trattava di trent’anni bensì di trecento. Trecento anni di totale solitudine per l’appunto. Nascondendo il peso che gli soffocava il cuore, rispose fingendo un tono di sopportazione.
« Se non sbaglio nel vostro mondo, siete qualcosa di simile ad un mago, pur essendo più giovane di me. Credo lo definiscano scienziato ». Le rispose, facendo uno strano cenno verso la porta, come se volesse chia­mare qualcuno.
« Ma non ho mai sostenuto di essere uno dei migliori », protestò Desirée, Malus le sorrise bonariamente, in fondo gli piaceva chiacchierare di cose così stupide.
« No, ma ne siete fermamente convinta », stava per ribattere, ma fu distratta dalla porta che si apriva.
« E quello che cos' è? », domandò Desirée vedendo en­trare a saltelli una strana creatura.
« Non ditemi, che non avete mai visto un serpente? »
« E perché non striscia per terra? »
« Non saprei, pensavo che bastasse non fare le zampe ai serpenti affinché strisciassero, a quanto pare non è così », rispose Malus distrattamente, mentre afferrato per la testa il serpente, dopo avergli aperto la bocca, premeva i denti del veleno sulla tela stesa su un contenitore in modo da poterne racco­glierne il siero.
« Forse, gli hai fatto la spina dorsale troppo rigida ».
« No », rispose Malus « Vedete » disse premendo la mano sulla testa del serpente che si piegava come una fisar­monica sotto il peso della mano. « Deve dipendere da qualcos' altro ».
« Anche i baffi glieli hai fatti tu? ».
« Si, mi sembrava che i serpenti avessero un aspetto troppo monotono. Una striscia a chi può essere venuto in mente un animale simile? ». Desirée seguì con lo sguardo il serpen­te baffuto, che usciva dalla stanza saltellando sulla coda, poi domandò a Malus.
« Credi che io potrei imparare ad usare la magia, con la stessa velocità con la quale tu impari ad usare la lingua? ».
« La mia, Signora, è semplicemente legittima difesa, dato che detesto essere battuto, sia pure verbal­mente », precisò garbatamente Malus.
« Abbiamo molte cose in comune a quanto pare » disse Desirée avvicinandosi con fare civettuolo.

Malus I. Lo scoccare delle ore, 16

venerdì 30 settembre 2011

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Ancora furente sprofondato nella sua sontuosa cattedra con una coppa di vino in mano che non riusciva a bere, Malus la guardava accigliato danzare, tra mille ombre e luci che la sfera di cristallo proiettava sulle pareti, chiedendosi come lei potesse riporre tanta speranza nella remotissima possibilità di riuscire a toccare il suo cuore o anche solo il suoi sensi. Il messaggio che lei gli stava mandando era chiaro: uccidere un nemico non è la stessa cosa che schiacciare una bellissima farfalla, ma la la forza che lei aveva rielato di possedere in combattimento non era stata certo quella di una comune fanciulla, né tantomeno di una farfalla. Non c’era bisogno che gli dicesse dubbitare, i dubbi che affolavano la sua mente erano fin troppi, e non per tutti aveva una spiegazione, il colore rosso con cui adesso stava danzando così leggiedra era fuori posto, ma le donava, doveva fare parte della sua natura più intima se era uscito così violentemente allo scoperto. Quello non era nemmeno il colore della primavera, il Principe della Notte si chiese che odore avesse l’estate nei paesi caldi.
Il giorno seguente il Principe della Notte non si fece vedere, forse troppo preso dai preparativi per la fuga da Tenebricus, permettendo in tal modo a Desirée, non solo di allenarsi tranquillamente nella scherma, ma anche di scorazzare liberamente per il castello col suo abito dei sogni. Nel suo girovagare giunse nella stanza degli orologi, di cui Malus le aveva parlato il primo giorno.
Il vano era relativamente piccolo, rispetto alla maggior parte delle re­stanti stanze. Conteneva un unico e gigantesco ingranaggio le cui ruote giravano stancamente muo­vendo un intrico di polverosi denti metallici, su diversi dei quali si ve­devano incisi degli strani simboli astronomici, alcuni apparentemente in­decifrabili mentre altri in latino erano più accessibili.
Gli avvenimenti più importanti riguardanti Tenebricus erano stati iscritti su un lungo asse, che si trovava in basso al centro del meccani­smo, vicende costituite esclusivamente dalle date di nascita e di morte dei Principi della Notte. Un segno però a causa della sua particolarità attirò l’at­ten­zione di Desirée: era posto nell'immediato futuro, non poteva essere che la data prevista per la sua esecuzione. Appena se ne rese conto, cadde in ginocchio tremante rimanendo a lungo a fissare l’asse, ad un tratto come se la tensione avesse ceduto, si accasciò sul pavimento rimanendo immobile.
La guardia si precipitò verso di lei tentando di rianimarla, non riu­scendovi scomparve nel buio per riapparire poco dopo accompagnata dal Principe della Notte visibilmente preoccupato. Malus le si inginocchiò ac­canto, cercò di sentirle il polso senza riuscirci, poi la prese in braccio e la portò via.
Quando Desirée riaprì gli occhi, era in una stanza simile a quella in cui era conservata la sfera, solo più lunga e caratterizzata da polve­rosi scaffali con centinaia di boccette e conteni­tori di vario genere, il resto del vano avrebbe avuto l’aspetto di un attrezzato labora­torio di chimica, se non fosse stato per le molte pergamene e libri sparsi un po' ovunque, in quello che sembrava essere il disordine tipico del Principe della Notte

Malus, I, Lo scoccare delle ore, 16.

mercoledì 28 settembre 2011

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Risalì le scale che portavano alla stanza della sfera di cri­stallo, chiedendosi per quale motivo, quando aveva trasformato la ra­gazza in guerriero l’armatura era diventata rossa e dorata. I colori dei Maghi del Nord erano sempre stati il bianco ed il grigio, però De­sirée proveniva da un altro mondo e tutto poteva essere possibile, quel colore costituiva tuttavia un elemento fuori posto, una nota stonata che non gli piaceva, doveva essere tutto perfetto. Desirée era diversa da come l’aveva immaginata e da come avrebbe dovuto essere. Era meglio studiarla con più attenzione, quelle anomalie avrebbero potuto influire sia pure minimamente sul sacrificio, e per quel fatidico giorno tanto atteso da generazioni, non dovevano esserci imprevisti o errori, neppure minimi. Non le avrebbe dato alcuna possibilità, a lui non ne erano state date.

Desirée lo aveva seguito con lo sguardo, una volta scomparso alla sua vista e presumibilmente fuori portata della sua voce borbotò slacciandosi lentamente l’armatura.
« L’universo non è che un ammasso di materia in movimento, non gliene frega niente di me, o del genere umano. Pascal doveva per forza mettere l’uomo al centro di tutto, fosse anche solo per morire schiacciato come un verme » era finalmente riuscita a togliersi la corazza. « L’unica cosa che c’è di straordinario qui … » si rialzò piano « È il fantastico culo del Principe della Notte » il sorriso smagliante le illuminò il volto.
« Che bel culo che ha! Com’é carino quando s’arrabbia, da non crederci ». Esclamò girando su se stessa per l’entusiasmo. « Carino questo gonnellino, fa un po’ leggionario romano, ma carino » notò sorpresa.
Rimasta sola nella favolosa sala del trono, si guardò intorno, sorrise soddisfatta, i suoi sogni erano tornati, socchiuse gli occhi, stese le braccia, i piedi presero per abitudine la posizione giusta. « Uccello di fuoco! » escalmò, e dato che non aveva le scarpette aggiunse l’ Hip Hop per potere ballare a piedi nudi.
Danzò da sola.  Intorno a lei era tornato il silenzio, ma nella sua mente riecheggiava una musica turbinante, nel suo cuore avvampava il fuoco, era sola al centro della notte, con lei girava l’universo e la terra che tanto intensamente amava. Era un mondo che non le avrebbe impedito di danzare e di volare. Distese le braccia come a volere abbracciare tutto ciò che le stava intorno, incurante delle ombre scure che strisciavano lungo le pareti del castello e dell’oscurità che diventava più intensa, spiccò un salto a ballò come non faceva da anni e con un energia che aveva dimenticato di possedere, se la sua bellezza non era sufficiente per incantare la notte lo sarebbe stata la sua danza, perché era sicura che gli occhi del Principe della Notte la stessero osservando.

Artisti Fantasy

sabato 24 settembre 2011

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Ciao Gente!

Oggi abbiamo deciso di pubblicare una lista di link di artisti fantasy che viaggiando sul web abbiamo incotrato e ci sono piaciuti, li abbiamo scelti in base alla qualità delle opere e alle suggestioni che riescono a creare, abbiamo lasciato fuori gli artisti che ci è sembrato dessero tratti volgari ai loro soggetti.
Questa è la prima parte, ci sono molti altri artisti bravissimi, che pubblicheremo in futuro.
ciao
















http://pe-travers.cghub.com/


Malus, I. Lo scoccare delle ore, 15.

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La stava spingendo verso un pilastro, la ragazza per parare i suoi colpi stava retrocedendo e non se ne era accorta, sembrava non essere abituata a guardarsi attorno durante uno scontro, poco prima che potesse accorgersi dell’ostacolo alle sue spalle, Malus riuscì ad agganciare l’elsa della sua spada incrociando le spade a forbice sbattendola contro il pilastro con le lame di entrambe le spade premute alla gola, adesso il mare non era più calmo nei suoi occhi, cercò di spingere ancora di più le spade, che adesso teneva con entrambe le mani, verso la sua gola, ma lei riuscì a contrastarlo, aveva quasi la sua stessa forza.
Sentiva il suo odore, la primavera era scomparsa, era soddisfatto la schiacciò col proprio peso contro il pilastro. Respirò profondamente, conscio di doversi controllare per non farla a pezzi, la tentazione era forte.
« Non osate mai più sfidarmi, nemmeno con lo sguardo, capito? » Le ringhiò a denti stretti, aumentando la stretta « Non qui nel mio regno sotto le mie stelle ». Non sentiva ancora l’odore della paura, ma qualcosa di più simile alla follia, percepì un insolito gusto in bocca, le loro labbra erano vicinissime, le vide muoversi e sussurrare alla sua rabbia  come a volere incidere le parole nella sua anima.
« Dubita che di fuoco siano gli astri, dubita che si muova il sole, dubita che menzognero sia il vero, dubita, ma non dubitare del mio amore ». Il mare era nuovamente calmo e risplendeva nei suoi occhi solo per lui. Irritato da quell’nuovo affronto, temendo che le parole celassero un incantesimo, la colpì con forza con l’elsa della spada prima al mento e poi il colpo finale sulla nuca, costringendola a cadere in ginocchio, non voleva commettere errori che si potessero rivelare fatali, un altra schermaglia ed avrebbe mirato ad uccidere e questo non doveva essere, perciò disse semplicemente.
« Propongo di rimandare questo duello all’ultimo giorno di vostra permanenza al castello », mormorò qualcosa e l’incantesimo si sciolse definitivamente, lei torno ad essere una ragazza. Desirée, ferita e sconfitta, in ginocchio teneva il capo chino, non reagì. Malus proseguì con rabbia.
« Mi auguro che non vogliate insistere col sostenere di essere una semplice fanciulla ».
Voltate le spalle andò via verso l’uscita laterale, raggiunta la soglia, si fermò dicendo.
« Spero che questo possa servire a farvi riflettere sull’inutilità dei vostri vagheggiamenti mentali e comunque, se l’intero universo dovesse congiungersi per schiacciarvi, voi morireste prima ancora d’accorgervene. Addio mia Signora ».

Malus, I. Lo scoccare delle ore,14.

martedì 20 settembre 2011

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« Adesso avete la possibilità di dimostrare che, oltre a parlare, siete anche in grado di agire. In guardia ».
Desirée impallidì retrocedendo spaventata, non aveva la minima idea di come usare quella gigantesca spada che le pendeva a fianco, con una certa difficoltà riuscì a estrarla, la tenne goffamente ferma con entrambe le mani e si preparò a difendersi da Malus, che si stava rivelando più pericoloso del previsto e certamente imprevedibile,  cosa che l’innervosiva non poco, forse non aveva intenzione di ucciderla, ma sicuramente di farle del male.
Malus sembrava non volerla sottovalutare e si avvicinava con passo felino e cauto, troppo. Desirée ripresasi dallo spavento, come suo solito aveva assunto un’impertinente aria di sfida.
« Stiamo giocando col fuoco? » lo canzonò, Malus non reagì si limitò ad un sorriso beffardo ed attaccò fulmineo, ma lei con uno scatto evitò il colpo allontanandosi con una rapida piroetta, quando lui cercò di raggiungerla dovette scansare un affondo ben assestato, ma fu così abile da allontanare l’arma e tentare subito dopo di colpirla, ma lei non era più dove avrebbe dovuto essere, era scivolata a terra rialzandosi subito con un balzo che la portò a distanza di sicurezza. Malus corrugò la fronte vedendole fare quei movimenti curiosi di un’agilità inattesa.
« Danza classica » gli spiegò lei.
« Vedi » fece qualche passo di danza cercando di mettersi in punta di piedi. Malus chinò la testa nascondendo il volto tra le protezioni dell’armatura per non fare vedere che gli veniva da ridere. Attaccò nuovamente, poteva a muoversi con tale rapidità che lei non lo vide nemmeno arrivare, riuscì maldestramente a parare un colpo senza accorgersi che era una finta e d’improvviso la spada di Malus passò vicinissima al volto della ragazza, che con sua sorpresa non si spostò di un millimetro, ebbe solo un impercettibile guizzo negli occhi che lo fissavano come se fossero loro le spade. Malus rimase immobile col braccio teso, meravigliato dai nervi d’acciaio dell’avversario.
« Non sei troppo vicino? » gli chiese lei sfiorandolo con la spalla, per un istante gli occhi furono fissi gli uni negl’altri, vere fredde lame.
Malus sentiva il suo odore, non era quello della paura che si aspettava, profumava di primavera e di mare… di libertà, nei suoi occhi chiari risplendeva la quiete dell’oceano prima della tempesta, lui odiava il mare che lo teneva prigioniero e ancora di più la tempesta. Il dolore si mutò in rabbia, la afferrò con la sinistra scaraventandola per terra di modo che si facesse male.
« Alzatevi! » Le intimò, avrebbe provato la paura ed il dolore, lei si alzò incerta senza dire niente, zoppicava doveva essersi fatta male cadendo, si mise in guardia poco convinta, quasi rassegnata. Inclemente il Principe della Notte attaccò, ma poco prima che il suo fendente andasse a segno, vi fu un guizzo e l’improvvisa parata, parò tutti gli altri colpi in un vorticoso roteare di spade, i movimenti erano impacciati ma funzionali. Il fatto di non riuscire a colpirla come previsto non faceva che accrescere la rabbia. Era talmente concentrato sulla ragazza che la magia che l’aveva mutata in uomo gli sfuggì di mano e la natura riprese il suo corso, le sembianze di lei stavano tornando ad essere nuovamente femminili, lasciò andare l’incantesimo, serviva troppa forza per tenerla legata ad uno stato innaturale, preferì concentrarsi sul duello.

Sorry

sabato 10 settembre 2011

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Ci scusiamo per il ritardo ma  tornati dalle vacanze abbiamo trovato l'adsl schiattata, forse troppa solitudine, senza di noi viene lo sconforto. Possibile pure sbalzo di corrente, o guasto tecnico.
adesso però siamo tornati!!!

Malus.I. Lo scoccare delle ore, 13.

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Il Principe della Notte ascoltava sinceramente annoiato, reprimendo uno sbadiglio, commentò.
« Questa non è farina del vostro sacco, ripetere semplicemente quello che avete sentito dire nel vostro mondo senza neanche averlo capito. Voi attribuite tropo valore a fenomeni della natura come la morte e vi fate trascinare da suggestioni mentali e miti di gloria ben superabili… ». Desirée non si dava per vinta facilmente, perciò dato che aveva preso la strada della filosofia, pensò di contrattaccare con la pietra miliare del pensiero Occidentale: Cartesio.
« Penso, quindi sono ». Malus però la guardò con sufficienza e sopportazione, dicendo.
« Ma… perché, questo voi lo chiamate pensare? ».
E dopo aver mormorato alcune parole misteriose puntò l’indice su Desirée, che fece appena in tempo ad emettere un grido soffo­cato, prima di rendersi conto di es­sere stata vittima di un incantesimo.
« Che è successo? Che mi hai fatto? »
« Ho risolto il vostro, se pure sarebbe più appropriato dire: ciò che voi credete essere il mio problema », ri­spose con aria flemmatica e resosi conto che Desirée non capiva, aggiunse.
« Signora, vi ho trasformato in un guerriero… maschio, in tal modo non sarò costretto ad uccidere un fragile essere inferiore, ma un mio pari, il ché renderà la mia vittoria indiscutibile, e in aggiunta mi consentirà di divertirmi un po’.»
Desirée intanto si guardava le mani e le gambe, incredula di non avere più il suo corpo.
« Vuoi dire che io adesso sono un uomo? », non poteva essere vero, un conto era cambiare i vestiti, un conto la persona, era così potente come mago?
« Certo », ma vedendo che Desirée non riusciva ancora a capacitarsi del cambiamento, con uno schiocco di dita le fece apparire davanti uno specchio. Desirée guardò sbigot­tita l’immagine riflessa, vide dinanzi a sé un giovane uomo dalla figura slanciata, i capelli lunghi legati sulla nuca, con indosso una splendente armatura dorata dalla quale uscivano i seguiti di un abito rosso fuoco.
« Mia signora, posso permettermi di farvi notare che nessun uomo d’armi controllerebbe con tale cura che l’armatura ricada senza fare difetto sul fondo schiena? »
Colta sul fatto, Desirée si voltò di scatto con un certo im­barazzo e sorridendo disse.
« Io sono più carino di te ».
« Difficile, comunque decisiva in un duello non è certo la bellezza, quello è un campo di battaglia femminile, decisamente inutile ».
Rispose alzandosi e poggiando la mano sull’elsa della spada che por­tava a fianco. Solo allora Desirée si rese conto che Malus non indos­sava la sua solita lunga tonaca, ma un corpetto di camoscio con dei pantaloni blu scuro. Scendendo i gradini del trono mormorò alcune parole e gli comparve indosso un imponente armatura dal colore della Luna nelle notti d’inverno.