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12/2012

Buon NAtale

domenica 23 dicembre 2012

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Buon Natale a tutti
ci vediamo dopo le feste.
 
Spero che nell'anno che viene Dio mi aiuti a fare volare i miei scritti, e che l'amore resti la forza che li ha generati, senza fare colare l'odio dalla mano alla penna per non diventare come chi mi ha fatto del male, senza ragione  e che Dio impedisca loro di servirsi del suo nome per fare altro male.
Che l'anno nuovo sia migliore per tutti, che in Italia tornino la serietà professionale, l'etica e l'onestà sia morale che intelettuale, senza le quali si va incontro solo alla rovina. Spero che l'anno prossimo sia migliore per tutti e l'Italia si rialzi dal fango in cui in troppi vogliono tenerla per sfruttarla e derubbarla ancora di più.
Un felice anno nuovo a tutti.


MALUS. L'inizio: Il racconto del giullare

venerdì 21 dicembre 2012

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Il racconto del giullare
Chi è costui, vi chiederete voi. Ecco, mi presento: sono un giullare e quanti mi conoscono, credo, siano pronti a giurare che sono pazzo. Folle, nel vano tentativo di sfidare la magia col solo ausi­lio dell’intelletto. Sognatore, perché credo nella grandezza dell’uomo. Male­detto, perché non affido le mie speranze a un raggio di Sole. Dannato, perché ho cercato di cancellare i colori dell’arcobaleno, lasciando solo il rosso del sangue. Il mio sangue sulle mie mani. Eppure, vi fu un tempo lontano in cui fui principe, figlio di grandi re, in se­guito impugnai la spada come bandito, ma le mie armi preferite furon e saranno le parole, messaggere della mia più intima essenza che è sempre stata un’anima di giullare.
Da questa collina verdeggiante vedo le foglie tremare al sottile respiro del vento e mi torna in mente soave il suono dei flauti, dei liuti, della mia amata arpa, spensierato sottofondo delle corti principesche, eppure ogni volta che vorrei d’abbandonarmi ai ricordi, irrompe il fragore scellerato dei campi di battaglia, lo sguardo spietato dei condottieri con i pugni insanguinati stretti sulle spade, ed è inutile negarlo, io ero tra loro.
 A quest’ora i fianchi della collina si tingono d’oro, e i tanti fiori che li ricoprono assumono tinte calde, madide di vita, sento il loro profumo abbracciarmi, quasi a volere diventare la mia linfa, ma non è che un’illusione… . Così, come se volessi rispondere ad un muto richiamo, ogni sera vengo a sedermi sotto questa quercia, rivolto a nord, col cuore proteso verso i confini settentrionali del nostro mondo, verso funesto Niflar, il Paese delle Nebbie, che divide la Terra degli Uomini, dei vivi, il Midgard, dal mondo dei morti, l’Hell. Guardo in lontananza sperando di potere vedere la bruma scivolare fina tra i boschi, venirmi incontro, cercando me, figlio del Paese delle Nebbie. Ballavo, cantavo, scherzavo, ma il mio cuore era dominato dalla nebbia, non c’era piacere umano che potesse dissolverla, allontanarla da me. Già perché all’epoca non volevo ammettere nemmeno questo: la mia natura elfica e non umana.
Alcune saghe evanescenti c’identificano con gli elfi neri, ma nelle notti d’inverno, quando la bruma arriva a sfiorare le cime scure degli abeti, il vento canta il nostro antico nome: eravamo i Nibelunghi, adesso siamo pochi errabondi senza terra e un passato che non è altro che una confusa leggenda nella stessa legenda.
Ed io, solitario principe di una stirpe maledetta, artefice della propria tragedia, detentrice di allettanti tesori che tante rovine generarono, cosa spero di potere intravedere nascosto dietro la nebbia? Un amore disperato, i miei crimini, la mia rabbia?
Forse vi sto raccontando questa storia, perché penso che sia giunto il momento di tornare indietro nella parte più buia del mio passato e confrontarmi con ciò che più temo: me stesso; riaprendo cicatrici che il tempo non può sigillare e il cuore non ha la forza di sfuggire. Sembrerebbe non avere senso, eppure solo così, forse, riuscirò a ritrovare la mia anima di giullare, persa nelle nebbie dell’odio, essa stessa tenue ombra, nebbia tra le nebbie, e potrò ascoltare ancora una volta quella poesia che qualcuno aveva scritto sulle sue pareti di nebbia.
Questa, però, non è soltanto la mia storia, io non sono che uno dei tanti che gli avvenimenti travolgono senza lasciarne traccia, e che nei canti dei bardi vengono ricordati in una sola drammatica strofa lunga un arpeggio, quanto basta per lasciare i bambini a bocca aperta, e inumidire gli occhi delle dame. Tempo addietro un vecchio mago e caro amico di nome Gilduin, ripensando a quanto accaduto, paragonò la nostra storia ad un’antica leggen­da, che narra di due principi che per via delle loro eccezionali gesta ricevettero dagli Dei l’immenso dono di potere esprimere un desiderio, entrambi chiesero l’eterna giovinezza e quindi l’im­mortalità.
Gli Dei, però, nella loro somma saggezza, reputando tale dono troppo grande per dei semplici mortali, posero una condizione e pretesero in cambio l’oggetto più prezioso che i principi avessero. Al più anziano chiesero la splendida spada Gramr, che gli aveva permesso di salvare le persone più care. Al più giovane, il fiore re­galatogli dall’amata al momento dell’addio, che egli stringeva ancora in mano.
Nessuno dei due principi consegnò agli Dei l’oggetto richiesto, probabilmente in quell’istante entrambi compresero la vanità del proprio desiderio, o forse il prezzo preteso dagli Dei era troppo alto, persino per l’immortalità. Fu così che lasciarono i sacri antri del Wal­halla per fare ritorno alle lontane dimore.
Dopo di loro, però, come nella nostra storia, si presentò agli Dei un giovane drago, di nome Penumbra, e offrì agli Dei la propria vita in cambio di un fiore… gli Dei sorrisero.

Alda Merini, Donna

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Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra.

Alda Merini

Questa è la copertina vincitrice

domenica 9 dicembre 2012

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ecco la vincitrice, sarà la copertina del nostro ebook, salvo ulteriori modifiche s'intende

La più gettonata

martedì 4 dicembre 2012

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Ci eravamo dimenticati della copertina più gettonata... al momento. Che ne pensate?
 
Il problema è che non sappiamo dove mettere il nome dell'autore senza rompere l'equilibrio figurativo. Pare che il nome dell'autore sia essenziale