Image du Blog confinianima.centerblog.net
Source : confinianima.centerblog.net

Malus I, Segreti in cantina 2.

Malus I, Segreti in cantina 2.

sabato 9 aprile 2011

| | |
« Scusate, che fate in giardino al buio? »
« Noi? Tu! »
« Ho litigato col mentecatto, o meglio, inizialmente volevo fare una passeggiata romantica tra gli alberi fino alla scogliera, ma abbiamo litigato».
« Guarda, che la scogliera di notte è estremamente pericolosa », Gaby non aveva ben gradito quella sorpresa, Desirée la fissava indispettita, ma per altri motivi.
« Non dirmi, che ti stavi infrattando nel mio giardino? » le domandò a denti stretti, era molto gelosa delle sue cose.
« Giardino! Sono un paio d’ettari.»
« Tu hai casa tua! »
« Qui è più romantico! » Gaby, si era piazzata accanto a Sophie con le braccia incrociate sul petto in segno di sfida e la guardava con estrema diffidenza.
« E perché avreste litigato? »
« Voleva mangiare! ».
« A quest’ora? », Desirée scosse la testa e si voltò proseguendo il cammino interrotto. Intanto Sophie spiegava con voce alterata dall’ira.
« Io gli ho detto, che l’unica categoria d’esseri viventi che mangia a quest’ora, sono i gatti randagi che svuotano i bidoni della spazzatura e che avrebbe potuto unirsi a loro. Quello è stato viziato! Ehi! Ma dove vai? »
« Per l’amor del cielo Gaby, falle giurare tutto quello che vuoi, ma dille dove stiamo andando.». Fu il secco ordine di Desirée, Gaby invece sibilò.
« Tu non ci puoi venire con quell’abbigliamento ». Sophie sollevò l’abito lungo mostrando le scarpe basse, le aveva messe per non sembrare troppo alta accanto al nuovo ragazzo, annodò su un fianco i lembi dell’abito, che in realtà servivano solo da contorno a due vertiginosi spacchi, allargò le braccia con un sorriso, così poteva andare ovunque.
Desirée intanto aveva raggiunto una piccola casetta di legno, che fungeva da ripostiglio degli attrezzi e stava tirando su una pesante botola dal pavimento, mettendo in vista delle strette scale.
« Ancora non mi avete detto dove stiamo andando », disse Sophie raggiungendola di corsa.
« Ho un altro computer più potente. Certo che gli uomini non sono più quelli di una volta, comincio a pensare che quella del sesso forte sia una leggenda metropolitana » si limitò a dire Desirée, e mentre scendeva i primi gradini in pietra, aggiunse. « L’ultimo chiuda, che c’è corrente ed io di spifferi stasera ne ho presi più del dovuto ».
Sotto la botola si apriva una stretta galleria interamente scavata nella roccia e scarsamente illuminata da vecchie lampadine che penzolavano dalle pareti tenute da vecchi chiodi arrugginiti, scendeva con una leggera ma costante rotazione verso il basso. Durante il tragitto Sophie non fece altro che giurare e rigiurare fedeltà e silenzio eterno, ottenendo in cambio da Gaby solo terribili minacce.
La galleria finiva in un’apertura buia.
« Questo è il mio pozzo, visto da metà altezza », spiegò Desirée, indicando in alto la bocca del pozzo dalla quale filtrava una tenue luce.
Desirée si calò per prima all’interno, poggiando i piedi su di un piccolo rialzo posto più in basso, scese aggrappandosi alle sporgenze della pietra ed a dei perni di ferro inseriti tra i blocchi. Percorso un metro, con un salto scomparve all’interno di una stretta fessura, riapparendo poco dopo, per fare luce alle amiche. Sophie, meno agile, superò il vuoto solo per un pelo, giunta nella seconda galleria ansimante per lo spavento e giustamente indispettita, sbottò « Mi volete dire per quale caspita di motivo sto rischiando la vita? »
« Te lo deve dire lei », sentenziò Desirée.
« Perché io? » domandò Gaby sorpresa.
« Ma, se non me lo dice? » Sophie cominciava a mostrare segni di disperazione.
« Perché è xenofoba ».
« Che faccia tosta! Questo è quando si hanno i sensi di colpa… Io sono per l’amicizia tra i popoli e…» rispose Gaby.
Sophie perse la pazienza e con le braccia appoggiate sui fianchi, dall’alto della sua mole giunonica le intimò.
« O me lo dici, o me lo dici », Gaby sbuffò rassegnata.
« D’accordo, come sai c’è stata la guerra mondiale », ripresero a camminare seguendo la galleria questa volta più ampia.
 Desirée apriva la fila intonando allegramente una canzonaccia pirata.
« Quindici uomini, quindici uomini sulla cassa del morto oh oh oh e una bottiglia di rum. Il vento e il diavolo l’han portata in porto. Oh oh oh e una bottiglia di rum».
« Allora, si parla spesso dello sbarco in Normandia, ma raramente vi s’include anche l’operato eroico e essenziale della Resistenza, senza il nostro lavoro qui non sarebbe riuscito a sbarcare nessuno. Vi fu un vero movimento popolare, tutto il paese era unito contro gli schifosi nazisti. Nei film questo è spesso taciuto, perché ormai si è imposta la glorificazione del sistema consumistico, l’esaltazione del capitalismo americano; sono solo propaganda di sistema».
« Guardami Gaby tesorino », l’interruppe con voce ammaliante Sophie.
« Io sono la personificazione del capitalismo e sono tanto felice ».
« No, del consumismo », ma Desirée le interruppe « Non vi siete ancora scocciate delle vostre inutili dispute politiche? Non se ne può più ».
« Tu piuttosto da che parte stai? » le domandò Sophie che stava veramente perdendo la pazienza.
« Penso che le ideologie siano state inventate per spingere i poveri fessi a farsi ammazzare per fare avere il potere a chi non ha fatto niente, insomma una colossale presa per il culo. E poi che significa da che parte stai? Ma perché uno si deve per forza schierare? », fece una piccola risatina e riprese a cantare « Quindici uomini…».
« Hai ragione tu, niente politica altrimenti qui non si finisce più » concluse pragmaticamente Sophie.
« No future. Temo che la fase punk che ha avuto qualche anno fa, non sia ancora del tutto passata, è meglio non sapere cosa le gira nella testa ora. Allora dato che non si può evitare, vengo al punto » continuò Gaby « Devi sapere che tra i sanguinari oppressori c’era anche il nonno di Desirée ». Questo Sophie non se lo sarebbe mai aspettato.
« Come mai? Era un collaborazionista? ».
« No, non collaborazionista, nazista » corresse Gaby.
« Tedesco, non nazista, sono due cose diverse, è come dire russo uguale comunista. Che c’entra? » strillò di rimando Desirée.
« Voi mi state facendo venire il mal di testa, da dove spunta questo nonno straniero? » intanto continuavano a scendere e Desirée, sempre cantando, aveva preso a guardare con attenzione la parete sinistra.
« Dall’invasione, ma mi stai ascoltando? Bisogna però riconoscere che era una persona leale. Sai alcuni di quelli lì avevano di quelle manie d’onore militare, onestà etc. insomma era all’antica, così pur essendo un nemico riuscì a farsi rispettare, era un ottimo ufficiale di marina ».
« Hai presente il film “Caccia a Ottobre Rosso”? Qualcosa di simile » specificò Desirée, che si era fermata vicino ad un blocco di pietra e cercava di spingerlo, le amiche l’aiutarono e le pietre si mossero aprendo uno spazio sufficiente a farle passare, ma ancora una volta Gaby sbarrò il passo a Sophie.
« Queste caverne nei secoli passati sono servite a pirati e contrabbandieri. Nei momenti di carestia da queste parti non restava altro da fare. Nessuno ha mai saputo che in questo trasognato paesino fu saltuariamente praticata la pirateria, per questo è molto importante che tu non dica mai niente di questi posti, ne va della rispettabilità della nostra storia », specificò Gaby prima di lasciare passare Sophie, che mise una mano sul cuore sollevando l’altra in tacito segno di giuramento, così poté varcare finalmente la soglia segreta.

0 commenti: