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Malus, I. Lo scoccare delle ore, 17.

Malus, I. Lo scoccare delle ore, 17.

sabato 8 ottobre 2011

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Era sdraiata su un sofà di velluto blu ricama­to in verde, poco distante Malus era intento a mescolare un intru­glio, accortosi che si era svegliata, disse col solito tono freddo e di­stante.
« Comincio a credere che la parte più resistente del vo­stro corpo sia la lingua ».
« Se può consolarti, ti assicuro che se fossi rimasta a casa mia, a questa ora scoppierei di salute. Mi è venuto un colpo vedendo la data della mia morte.»
« Più che un colpo, come lo definite nel vostro pittoresco linguaggio popolare, oserei asserire che dovrebbe essersi trattato di un collasso o qualcosa di af­fi­ne », senza attendere una risposta girò intorno al ripiano per occu­parsi di un liquido giallastro che ribolliva in una boccia di vetro. Sembra­va che lo sguardo di Desirée puntato su di lui non lo infastidisse.
« Come puoi essere sicuro di essere un grande mago, se non hai nemmeno trent’anni? », domandò Desirée dopo alcuni minuti. Malus preferì non spiegarle che le tacche che aveva visto non si riferivano ai singoli anni, bensì ai decenni, e che non si trattava di trent’anni bensì di trecento. Trecento anni di totale solitudine per l’appunto. Nascondendo il peso che gli soffocava il cuore, rispose fingendo un tono di sopportazione.
« Se non sbaglio nel vostro mondo, siete qualcosa di simile ad un mago, pur essendo più giovane di me. Credo lo definiscano scienziato ». Le rispose, facendo uno strano cenno verso la porta, come se volesse chia­mare qualcuno.
« Ma non ho mai sostenuto di essere uno dei migliori », protestò Desirée, Malus le sorrise bonariamente, in fondo gli piaceva chiacchierare di cose così stupide.
« No, ma ne siete fermamente convinta », stava per ribattere, ma fu distratta dalla porta che si apriva.
« E quello che cos' è? », domandò Desirée vedendo en­trare a saltelli una strana creatura.
« Non ditemi, che non avete mai visto un serpente? »
« E perché non striscia per terra? »
« Non saprei, pensavo che bastasse non fare le zampe ai serpenti affinché strisciassero, a quanto pare non è così », rispose Malus distrattamente, mentre afferrato per la testa il serpente, dopo avergli aperto la bocca, premeva i denti del veleno sulla tela stesa su un contenitore in modo da poterne racco­glierne il siero.
« Forse, gli hai fatto la spina dorsale troppo rigida ».
« No », rispose Malus « Vedete » disse premendo la mano sulla testa del serpente che si piegava come una fisar­monica sotto il peso della mano. « Deve dipendere da qualcos' altro ».
« Anche i baffi glieli hai fatti tu? ».
« Si, mi sembrava che i serpenti avessero un aspetto troppo monotono. Una striscia a chi può essere venuto in mente un animale simile? ». Desirée seguì con lo sguardo il serpen­te baffuto, che usciva dalla stanza saltellando sulla coda, poi domandò a Malus.
« Credi che io potrei imparare ad usare la magia, con la stessa velocità con la quale tu impari ad usare la lingua? ».
« La mia, Signora, è semplicemente legittima difesa, dato che detesto essere battuto, sia pure verbal­mente », precisò garbatamente Malus.
« Abbiamo molte cose in comune a quanto pare » disse Desirée avvicinandosi con fare civettuolo.

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