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Malus I, Segreti in cantina ,7.

Malus I, Segreti in cantina ,7.

lunedì 9 maggio 2011

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« Adesso che siamo qui, vediamo di capirci qualcosa. Gaby prendi il foglietto », disse Sophie a Gaby, che stava già frugando nelle proprie tasche.
« Ecco qua », disse spiegando il foglio, mentre Desirée faceva lu­ce.
« Come vedete non è un semplice testo, ma una successione di quattro frasi, che hanno tutta l’aria d’essere indovinelli. Nel secondo brano si trova il nome di questo posto, sembra evidente che chi l' ha scritto non voleva essere capito da chiunque, ma solo da chi possiede la chiave di lettura di questo rebus. Destinatario che ovviamente non siamo noi, altrimenti avremmo saputo in che modo interpretare il tutto, perché non si manda un messag­gio segreto a qualcuno, se questi non è in grado di ca­pirlo. Tecnicamente si dice che ci manca la chiave di decodificazione ».
« Probabilmente la soluzione del messaggio si trova nelle risposte degli indovinelli che dovrebbero costituire una frase », arguì Sophie.
« Sinceramente credo di no Sophie, piuttosto penso che sia un volu­to depistaggio, altrimenti uno degli indovinelli non avrebbe contenuto il nome di un luogo realmente esistente. La soluzione è ben nascosta all’in­terno di queste frasi ».
« La terza allora dovrebbe contenere un’indicazione più precisa su cosa cercare. Il bello è che siamo qua senza nemmeno avere un’idea di quello che stiamo cercando ».
« Purtroppo Sophie, Gaby ha tradotto solo le prime sei righe, forse siamo state un tantino precipitose a venire subito a vedere».
« Pensa, se ci fosse un tesoro e qualcuno arrivasse prima di noi », aggiunse Sophie.
« Dato che l’ultima volta è stato abbandonato voluta­mente e con tutta calma, non penso che abbiano lasciato qual­cosa di prezioso.»  Osservò Gaby oltrepassando i resti del portale ed inoltrandosi cautamente all’in­terno, seguendo Falstaff che sembrava avere intuito la loro meta e correva avanti.
« Perché ti avventuri là dentro, se non sai nemmeno cosa stai cercando? » le gridò dietro Sophie.
« Il testo fa evidentemente riferimento a qualcosa di germanico o celtico sicuramente non cristiano, tipo gli occhi rossi che abbiamo visto, quindi essendo abitudine della Chiesa dei primi secoli erigere chiese in luo­ghi sacri alle di­vinità pagane, allo scopo di sostituire nella memoria popolare un culto pagano con uno cristiano e per esorcizzare il potere malefico delle divinità con la presenza santa della chiesa, dobbiamo cercare questo qualcosa nel posto più sacro dell’edifi­cio.  Semplice! », urlò Gaby alle altre due che erano rimaste indietro e alle quali quel ragionamento non sembrava poi tanto semplice.
Incespicando tra le macerie e facendosi largo tra i rovi raggiunsero in­fine la zona absidale, della quale rimaneva solo la parete di fondo, che s’innalzava dietro un consistente ammasso di macerie.
« Fantastico, adesso che ci siamo, che ci aspettiamo di tro­vare », commentò pensierosa Sophie guardando perplessa la distesa di macerie che aveva dinnanzi e che le sembrava quanto di più insignificante potesse esserci.
« No, ma qualche indizio forse », rispose Gaby guardandosi intorno, senza sapere che fare o da dove cominciare.
« Doveva essere molto bella una volta » considerò Desirée illu­minando con la torcia quanto restava delle alte finestre dell’abside. Intanto si stava alzando un vento fresco che muovendo rovi ed arbusti conferiva al luogo sembianze sinistre. Desirée corrugò la fronte e sembrò annusare l’aria, si guardò intorno illuminando i ruderi e dopo poco esclamò.
« Guardate! Quella fessura, potrebbe dare accesso alla cripta ».
In basso alla loro destra, in effetti, si apriva una fessura parzialmente ostruita dai resti di un pilastro caduto, sembrava essere stata messa in vista da un re­cente crollo, era larga appena quanto bastava per permettere il passaggio di una persona.
« Vai avanti tu Gaby, che sei più piccola », suggerì prudentemente Sophie, Gaby senza riflettere troppo sulla proposta vi s’infilò con agi­lità felina seguita da Falstaff, dopo un po' la udirono gridare.
« Qua dentro è tutto ancora in perfetto stato di conservazione, è fantastico. Ve­nite a vedere! ».
« E... il soffitto com’ è, pericolante per caso? » s’informò Desirée.
« No, dai venite! Che avete paura?»
« Bisogna tenere presente che la ragazza è un tantino in­cosciente », avvertì Desirée, Sophie la guardò per un attimo titubante, dicendo infine risoluta.
« Andiamo », e si calò anch' essa nell’aper­tura, lasciando Desirée sola a decidere se seguirle o No.
Intanto il vento era aumentato d’intensità, nubi scure si stavano ad­densando sopra di loro, si preparava un temporale. Desirée impensierita alzò lo sguardo e si guardò intorno, le forme e i movimenti delle nuvole le parvero celare qualcosa d’inquietante.
Un brivido le passò la schiena, all'improvviso senza capire perché ebbe paura, fece per seguire le amiche per sfuggire alla solitudine, ma la prudenza la trattenne, scrutò ancora l’interno che appariva sinistro e chia­mò.
« Sophie, Gaby, siete lì? Rispondete! » Non ottenne alcuna rispo­sta, né udì alcun rumore, « Smettetela di fare stupidi scherzi e venite fuori! Sta per piovere. Ehi! Mi avete sentito? ».
 Le rispose solo una fioca eco coperta dalle raffiche di vento che aumentava d’intensità e agitava in repentine ondate i rovi pendenti dalle rovine come tante scarne braccia protese verso di lei.
L’essere rimasta sola in quel luogo le metteva ansia, s’allontanò dall’apertura che le appariva minacciosa, dirigendosi verso un punto più alto, sgombro dalle macerie che le offriva una visuale più ampia. Le nubi stavano coprendo la Luna.
« Dunque », si disse « Non bisogna farsi prendere dal panico, an­che se, data la situazione, potrebbe essere giustificato. A tutto vi è una spiegazione razio­nale e logica: potrebbero avere trovato un'altra uscita ed essere già tornate alla macchina. Deve essere così, come ho fatto a non pensarci prima ». Rincuorata, saltò giù dalle macerie e si diresse in fretta verso la sua destra, dove un crollo aveva aperto una breccia nella parete esterna della chiesa. A metà tragitto, si spense la torcia elettrica.

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