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Malus I, Segreti in cantina, 8.

Malus I, Segreti in cantina, 8.

mercoledì 11 maggio 2011

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« Male­dizione! Mi mancava solo questo », presa da un attacco di panico, cercò freneticamente di riaccenderla senza riuscirci. Si guardò intorno impaurita, era tutto buio, spinta dalla necessità e dalla paura proseguì lo stesso, raggiungendo in pochi minuti e senza ulteriori pro­blemi l’esterno dell’edificio. Una volta fuori da quelle spaventose rovine si sentì più tranquilla e si diresse verso il sentiero in terra battuta dal quale erano venute.
Dopo qualche passo però, insospettita, si fermò ad ascoltare, non si per­cepiva più al­cun rumore. Il vento, che aveva sospinto così velocemente le nubi a rico­prire la Luna, adesso si era placato, non si udiva più nulla, il silenzio era inquietante. Si guardò attorno, scrutò attentamente l’ombra nera proiettata dalle mura, le parve di scorgere qualcosa, aguzzò lo sguardo senza riu­scire ad individuare niente, pur riuscendo a vedere attraverso l’oscurità.
Udì uno scricchiolio alle sue spalle, si voltò di scatto e vide dinanzi a sé dei minacciosi occhi verdi fosforescenti, tentò di indietreggia­re, ma qualcosa di gelido l'afferrò alla gola e le coprì la bocca, il buio divenne totale.






Tenebricus


L’oscurità era profonda, pesante come il silenzio che la circondava. Desirée tremava, i vestiti erano bagnatici, non riusciva nemmeno a vedere se stessa, si era rannicchiata in un angolo tentando di evi­tare il contatto con le pareti umide e fredde. L’aria puzzava di muffa ed era irrespi­rabile. Si fece coraggio e chiamò a bassa voce.
« Sophie, Gaby, ci siete? » Non ebbe risposta, era pervasa da brividi di freddo e forse anche di paura, non riusciva a capire che co­sa le fosse accaduto e dove si trovasse. Tastando accanto a sé trovò lo zainetto, tremante lo aprì alla ricerca della torcia, la trovò, ma non funzionava. Con un sussulto di gioia però individuò il cellulare, lo prese, non aveva campo, ma con la pallida luce del display esplorò quella che si rivelò essere una piccola cella con una massiccia porta di ferro come unica apertura. L’angoscia crebbe, non riusciva proprio a capire cosa fosse successo, dove era?
Erano trascorsi alcuni minuti dal suo risveglio, un penetrante cigolio l’avvertì che la pesante porta di ferro veniva aperta raschiando il pavimento, a poca distanza da lei appar­vero alcuni esseri dagli occhi verde fosforescente. Accesero una torcia di legno e resina, illuminando il piccolo vano ed anche se stessi, mostrando ciò che pareva impossi­bile: il loro corpo era costituito da una densa ombra che aveva la forma di un massiccio guerriero medievale in armatura, l’unica cosa che sembrava materiale erano gl’inquietanti occhi che spicca­vano da sotto l´elmo.

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