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Malus I. Tenebricus,

Malus I. Tenebricus,

lunedì 23 maggio 2011

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Il corridoio sboccava in un’elegante scalinata, che portava in un’ampia sala debolmente illuminata, le sembrò una promettente via di fuga, ma proprio in quell’istante una figura alta con un largo capello, che sembrava non avere volto ma mille, le volteggiò davanti, parve sfiorarle la gola con la punta delle dita e scomparire nuovamente nell’oscurità delle pareti dalle quali era uscita, sussurrando lasciva « Bella ». Era raggelante, per un attimo Desirée si sentì girare la testa, soffocare, cadde preda del panico e cominciò a correre come in un disperato incubo verso la pallida luce che intravedeva alla fine del corridoio. Raggiunse la scala, la scese, giunta però a metà rampa, si accorse che gli insegui­tori si erano fermati, voltatasi un attimo indietro ne capì subito il motivo, come nei peggiori incubi la scala su cui si trovava prese a sgretolarsi progressivamente, sprofondando in una voragi­ne sottostante da dove le gridava contro senza voce l’inquietante creatura di poco prima. Dopo il primo istante di sconcerto, Desirée saltò sulla ba­lau­stra e, come aveva fatto tante volte da bambina, scivolò giù lungo il corrimano. Una volta sotto, però, non seppe trattenersi dal fare un gesto poco gentile, ma molto esplicativo, all’indirizzo dei suoi inseguitori.

« Tiè! Brutti schifosi », e scappò via, lungo l’ennesimo corridoio senza sapere dove stesse correndo. Dopo un po’ si fermò e si guardò intorno cercando di capire quale fosse la migliore via di fuga, scelta difficile dato che non sapeva da che parte sareb­bero giunti i prossimi guerrieri ombra, poiché quelli che aveva appena seminato non erano certa­mente gli unici, ancora più inquietante era la creatura che usciva dal buio.

« Adesso ho bisogno di un posto dove potere pensare con calma » si guardò attorno.

Notò alcune strette finestre, le cui imposte sbattevano rumorosamente. Senza riflettere a lungo raggiunse la finestra più vi­cina, s’affacciò, sotto si vedeva solo il mare, vi s’issò sopra e come previsto poco sotto scorreva un corni­cione, che seguiva il percorso delle mura fino a piegare verso l'esterno per girare intorno ad una torre. Si calò sul cornicione, lo seguì fino al punto più lontano dalle finestre, dalle quali avrebbero potuto scorgerla gli inseguitori.

Il cornicione era abbastanza largo da permetterle di se­dersi comoda­mente, guardò impaurita verso il basso dove in profon­dità s’infrangeva il mare. Il fragore delle onde si perdeva assorbito dall’impressionante altezza, la spuma dei cavalloni era ridotta ad un tenue luccichio.

« Non avrei mai pensato di ridurmi alla classica cretina che scappa per il castello inseguita dai mostri. Nella vita ce n’è sempre una nuova », constatò una volta seduta. Temendo di cadere, per sicurezza si appoggiò alla parete e alzò gli occhi al cielo, che le appariva sede d’irraggiun­gibile serenità, inaccessibile agli uomini ed intat­to nella sua purezza, lontano dal Male ma in quel momento di sconforto anche dal Bene. Un rumore la richiamò alla realtà, si voltò, un piccolo mostro rivoltante dalla pelle grigia e grinzosa si era arrampi­cato sul cornicione e si stava avvicinando strisciando a quattro zampe.

« Mancavano soltanto i Greemlins, pussa via! »

« Non sono quello che hai detto ».

« Un Goblin? » azzardò Desirée dato che si trovava in un mondo fantastico, quello schifo di creatura doveva pure avere un nome.

« Nemmeno quello. Io ti mangio » le rispose il mostro, muovendo nervo­samente la lunga coda da ratto cosparsa di lunghi acu­lei. La guardava con piccoli occhi gialli da rettile, dalle fauci aperte colava una lunga scia di bava verdastra e fuoriusciva un odore nauseante. Desirée si alzò sostenendosi alla parete, diede una rapida occhiata al cielo cercando qualcosa che non riuscì a vedere.

« Ma non dire stupidaggini, al tuo padrone servo viva ».

« Vieni qua bella bambina, dai vieni », rispose sibilando la disgustosa creatura  continuando ad avvicinarsi.

Desirée si mosse in modo da potere tornare indietro, ma proprio in quel momento qualcosa di terrificante la toccò, aveva accanto l’essere che usciva dal buio, ebbe un sussulto di paura incontrollato che le fece perdere l’equilibrio e prima ancora di rendersene conto, cadde nel vuoto precipitando lungo le pareti lisce del castello.

Prima di sprofondare tra le onde, riuscì a respirare l’aria pungente, fu come se nella sua mente avesse brillato per un breve attimo la luce dei ghiacci del Nord allontanando il buio di Tenebricus che le era entrato dentro, vide distintamente il bagliore sfavillante avvicinarsi. La forza dell’impatto scoordinato con l’acqua e la spinta verso il basso le provocarono un intenso dolorela riportò nel mondo degli incubi dal quale era appena riuscita a fuggire, mentre sprofondava nel delirio, ebbe l’impressione di veni­re agguantata da un gigantesco orco, che la strinse con una terribile morsa, quasi la volesse spezzare in due.

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