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Malus, I. Lo scoccare delle ore, 9.

Malus, I. Lo scoccare delle ore, 9.

domenica 24 luglio 2011

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Entrarono, quelle sale sembravano ancora più silenziose del restante castello, la passata magnificenza era sbiadita dal passare dei secoli e dall’azione vento salato che s’insinuava fin lì, avevano qualcosa di ma­linconico, come se volessero in qualche modo ancora narrare degli splendori e degli avveni­menti lieti e tragici di cui erano state testimoni e che ormai non ricordava più nessuno, nemmeno le leggende.
Desirée, attorniata dai mostriciattoli in rispettoso silenzio, avanzava piano, quasi in punta di piedi ammirando attonita la straordinaria bellezza delle architetture che aumentava ad ogni sala, dando ogni volta l’illusione di essere giunti a destinazione, facendo nello stesso tempo presagire che dietro la prossima porta si celava qualcosa ancora più stupefacente.
La prima sala non era molto grande aveva le pareti interamente decorate con sottili mosaici e rilievi di belve feroci in lotta tra loro e con creature fantastiche, unicorni, draghi, lupi, gatti giganteschi, e uccelli fantastici. Pochi e larghi gradini portavano alla sala successiva, più grande ricoperta da eleganti fiori notturni che si arrampicavano lungo le alte pareti dove sembravano essere stati cristallizzati da un’improvvisa gelata che  ne aveva ghiacciato i petali insieme alle ali delle falene che li popolavano. Un portone d’argento annerito dal tempo conduceva alla sala successiva dove tra le colonne pendevano ancora grandi arazzi sbiaditi e lacerati dal vento, raffiguranti scene di guerre ed eroi ormai dimenticati.
Il successivo portale era scolpito nel cristallo di rocca ed in passato doveva avere avuto i battenti d’argento, adesso erano neri e polverosi, le pareti ed il soffitto erano completamente ricoperti da straordinari intrichi geometrici d’intarsi d’oro e cristallo riproducenti le costellazioni della Via Lattea, in fondo si apriva un altro portone maestoso decorato in filigrana d’oro che scintillava opaco in quel totale abbandono.
Aprirono la porta, la sala era se possibile ancora più ampia, lungo tutto il lato destro pendevano degli specchi in eleganti cornici d’oro, alti quasi quanto le finestre che si aprivano sul lato opposto, un tempo doveva essere stata sfarzosa, ma non era questa la sua particolarità: sul pavimento in argento annerito si snodava per tutta la lunghezza della sala una maestosa raffigurazione del Yggdrasil che reggeva i nove mondi racchiusi in cerchi d’oro, al centro dei quali si trovava il Midgard, proprio per questo detto Terra di Mezzo. Il regno o mondo più vicino all’ingresso era un po’ spostato verso sinistra.
I mostri erano incuriositi da quei grossi cerchi, uno di loro si avvicinò e ci entrò per schizzare immediatamente fuori: dal cerchio erano esplose fiamme altissime e violente, nello stesso tempo tutti gli specchi della sala avevano mostrato immensi paesaggi di lava infuocata e mari di fuoco. Desirée si avvicinò al cerchio e lesse nell’antica lingua dei caratteri incisi.
« Muspellheimr, bene: la terra di fuoco », alzò la testa per poterla vedere negli specchi resi opachi dallo scorrere del tempo, ma che la magia faceva tornare limpidi.
« Impressionante » commentò.
« No, reale » disse con un sospiro di sollievo 11, vedendo che il compagno era rimasto illeso dalle fiamme.
« No per fortuna, ma da qui possiamo vedere tutti i mondi » considerò Desirée guardandosi intorno, ed esclamando subito dopo « Che bello mi piace, vediamo un po’ come sono gli altri».
Si diresse verso il centro della sala a poca distanza da lei c’era un altro cerchio.
« A proposito, se ci sono tutti i mondi, ci dovrebbe essere anche l’inferno attenti a non metterci i piedi ». I mostriciattoli scomparvero, li ritrovò appoggiati alle pareti quasi a trattenere il respiro.
« Oh Dio! Quanto siete esagerati, ho detto solo di fare attenzione ».
« Inferno no bello » proclamò da sotto una finestra 11.
« Finire all’inferno non è incluso nella nostra etica ».
« Decisamente contrario »
« Ma non ci finite, al massimo gli date un’occhiata », ribatté Desirée.
« Senti Bimba ma a te che hanno insegnato, se non hai nemmeno paura di vedere l’inferno », s’informò 32 venendo verso di lei con aria di sfida, Desirée sbuffò.
« Inferno crea turbamento interiore. Il turbamento è contrario alla nostra etica ci distrae dall’impegno distruttivo » 42.
« Ma è proprio per questo che vi ho detto di stare attenti. Lasciamo stare. Qui che c’è scritto? », si chinò e lesse ad alta voce « Svartálfheimr, il paese degli Elfi neri », con prudenza allungo la punta del piede e lo toccò.

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